La Giornata è stata istituita dall’UNESCO nel 2019, per celebrare in tutto il Mondo questa preziosa pianta
di Thomas Vatrano
Olea prima arborum est!
La pianta dell’olivo è prima tra tutte le specie, così recita una delle frasi più famose citate da Columella, noto agronomo dell’epoca romana che lavorò molto sull’olivo, quando un tempo veniva considerato sacro e guai a chi si fosse permesso di abbatterlo: gli sarebbe costato la pena di morte!
Col tempo di cose ne sono cambiate, in peggio però ahimè!
In virtù della giornata mondiale sull’olivo, appena celebrata, è doveroso parlare della pianta cara alla dea Athena e dei suoi frutti, le drupe.
Siamo passati dall’osannare questa nobile pianta a non apprezzarne più il suo prezioso nettare, l’olio, che purtroppo stenta ad essere riconosciuto per le preziose note salutari che possiede.
La Calabria è per antonomasia terra d’olio e lo dimostrano anche i resti archeologici rinvenuti a Trebisacce molti secoli fa.
Di strada da fare ce ne sarà molta ancora, ma qualcosa sta cambiando. Gli ultimi anni il prezioso olio, nato dalla terra dei Bruzi, ha ottenuto premi importanti nelle più prestigiose rassegne olearie a carattere nazionale e internazionale, portando avanti il nome di chi tutti i giorni si impegna nel rispetto dell’olivo e della nostra terra con innumerevoli sacrifici.
Per chi non lo sapesse l’olio d’oliva possiede (tra i diversi pregi) delle piccolissime molecole, i biofenoli che fanno molto bene alla nostra salute.
Avete mai sentito parlare di oleuropeina, idrossitirosolo, oleocantale (e non solo)?
Sono queste le parole chiave che nel 2022 dovrebbero riecheggiare tra di noi. Perché abbiamo un elisir di lunga vita e spesso ce ne dimentichiamo o ci approcciamo nel modo sbagliato.
L’Italia detiene all’incirca il 30% delle cultivar mondiali (ben 2600 ca.), quindi siamo tra i paesi più importanti per numero di cultivar presenti, un primato per pochi se ci pensate un po’!
E la nostra terra?
Beh! La Calabria possiede un numero altrettanto interessante di varietà coltivate. Se ne annoverano circa 25 sparsi equamente in tutta il territorio regionale.
Partendo da Reggio di Calabria incontreremo la “zinzifarica”, l’”imperiale”, la “sinopolese”, l’”ottobratica”, il “ciciarello”, il “tombarello” con le loro dimensioni statuarie, ferme lì dalla notte dei tempi e sempre pronte a produrre il nostro amato olio d’oliva.
Balzando di un passo ci troviamo nella provincia di Vibo Valentia, qui dominano le colline: la “tonda di Filogaso”, la “tonda di Filadelfia”, ma anche l’”ottobratica” e il “ciciarello”.
Passando poi alla provincia di Catanzaro vedremo preponderante la cultivar “carolea”.
E se ci spostassimo sul mar Jonio parallelamente a questa pianura? Troveremmo la “geracese”, che si estende sulle provincie di Catanzaro e Reggio Calabria.
Spostiamoci ora un po’ più a nord nella provincia di Cosenza. Sul lato tirrenico ci imbatteremmo nella “verace di Saracena”, mentre sul lato ionico la fa da padrona la “dolce di Rossano” e poi verso la piana di Sibari con la “tondina”, la “cassanese” e in minor numero il “santo mauro”, la “corniola di Villapiana”. Mentre ai confini con la Basilicata si abbarbica sulle colline la nostrana con il suo bel mucrone pronunciato.
Scendiamo lungo la costa ionica in direzione di Crotone. Qui siamo nell’areale della “tonda di Strongoli”, ma salendo verso l’altipiano silano potremmo osservare meglio la “pennulara” con il suo forte sentore di carciofo.
Il viaggio potrebbe ancora farsi più fitto, di varietà ce ne sono ancora altre e molte sono minori. Ora tocca a voi, approcciatevi al mondo dell’olio d’oliva e ne rimarrete estasiati: fidatevi!