A proposito del nostro articolo dedicato all’ulivo, l’intervento del Presidente di Arci Caccia Vibo Valentia
di Domenico Pitimada
Brevi considerazioni dopo la lettura dell’articolo di Thomas Vatrano.
Belle riflessioni, approfondite e variegate.
Anche la spiegazione di resilienza. Azzeccato, perspicace e toccante l’accostamento, attraverso l’ulivo, alla natura.
Esso rappresenta, infatti, resilienza e resistenza, cultura “mediterranea” e capacità di adattamento a diversi areali (anche al nord).
Albero che rappresenta la pace, pianta ricca e vigorosa, che rinnova la sua continua generosa donazione: frutto, da gustare in vari modi alimentari (nella pizza, nel sugo, ecc,), estrazione dell’olio per condire, e del nocciolo come ottimo combustibile per riscaldamento; legna non solo da ardere, ma anche per manufatti, per parquet e non ultimo, avendo caratteristiche che si prestano a modellarlo e intarsiarlo, viene spesso usato anche per figure di arte sacra.
Grande capacità di “adattarsi”, mediante la potatura, ad ogni “estetica”.
Oltre che resistere alle più svariate criticità (fuoco, siccità, incuria di coltivazione, abbandono, ecc.), ha molteplici capacità di riprodursi: mediante seme, talea radicata, innesto, e non ultimo anche tramite talea legnosa interrata, a differenza di tante altre specie vegetali.
Altra caratteristica che ha l’ulivo è quella di “camminare”. Infatti, specie dopo un devastante incendio che brucia la parte interna della pianta, i suoi polloni che si riproducono sulla corteccia, formano come un cerchio intorno all’originale fusto arso, che, ripetendosi via via agli incendi futuri, di fatto si allontanano sempre di più, e in forma circolare, dall’originale tronco, sino a formare nell’arco di centinaia d’anni, nuove piante completamente autonome.
Ecco perché si dice che l’ulivo “cammina”.