Il dossier di Libera e Lavialibera. I numeri e le storie del contagio della variante “criminalità” in due anni di pandemia
Mentre i venti di guerra soffiano sempre più forte, a distanza di due anni dall’inizio della pandemia c’è una nuova variante silenziosa, costante che sta infettando il tessuto economico e sociale del paese offrendo un’incredibile occasione di guadagno: la variante criminalità.
Per fotografare ed analizzare il diffondersi dell’infezione mafiosa all’interno del Paese, Libera e Lavialibera hanno presentato il dossier “La tempesta perfetta 2022. La variante Criminalità” (il dossier è scaricabile dal sito
www.libera.it).
Sono stati messi a confronto i dati complessivi del biennio pre-pandemico 2018/19 con il biennio 2020/21, caratterizzato dall’emergenza, relativi ad alcuni reati spia (interdittive, segnalazioni sospette, reati di usura, di estorsione e riciclaggio denaro, delitti informatici e truffe e frodi informatiche) ovvero di quelle condotte che riflettono in sé il pericolo di infiltrazione mafiosa.
In generale dallo studio è emerso che le nuove mafie sono ‘imprenditoriali’, flessibili, capaci di costituirsi in network per diffondere il più possibile il loro raggio di azione. Sono mafie che sparano meno non per sopraggiunti scrupoli morali, ma perché, semplicemente, non gli conviene: col denaro e con la corruzione, soprattutto nelle circostanze straordinarie che provocano danni per la collettività, ottengono quello che prima ottenevano con la violenza diretta e con le armi.
Nella prima fase della pandemia è emerso l’interesse anche di soggetti presumibilmente legati ad ambienti della
criminalità organizzata a entrare nel comparto della produzione o della commercializzazione di prodotti sanitari, medicali e di dispositivi di protezione individuali. Mentre dagli inizi del 2021 affiorano con maggior frequenza ipotesi di vere e proprie infiltrazioni nelle imprese e tentativi di appropriazione di fondi pubblici destinati al sostegno all’economia, con operazioni simulate per precostituire i requisiti per l’accesso ai fondi.
Nello specifico, la Calabria si è posizionata nella cosiddetta “zona rossa”, ossia quella del massimo rischio, per le segnalazioni sospette, con un incremento del 31%, per i delitti informatici registrando un +36% e per le interdittive antimafia nei confronti di aziende controllate o condizionate dalla criminalità organizzata con un aumento del 27%. Per quanto riguarda l’usura, sicuramente il peggio deve ancora venire, ma quello che colpisce del dato calabrese è il decremento del 18%. Un dato che deve far molto riflettere, il quale restituisce l’immagine illusoria di un’isola felice, ma in realtà maschera la, persistente, paura a denunciare. Dopo la pausa, dovuto al primo lockdown, il mercato della droga è tornato ad essere il principale motore di tutte le attività illecite in particolare della ‘ndrangheta. Infatti, nel solo porto di Gioia Tauro, per il primo trimestre del 2021, sono state sequestrate oltre sei tonnellate di cocaina, pari all’88 per cento del totale dei sequestri eseguiti sul territorio nazionale.
Dall’analisi dei dati generali e regionali deriva che la mutazione criminale non scomparirà con la pandemia, anzi: potrebbe diventare il nuovo modello delle mafie in affari, sempre più inserito nell’economia ferita dal virus. Tutti concordi nella necessità di proteggere dalle mafie il più oneroso intervento pubblico in Europa dai tempi del Piano Marshall. Le mafie da sempre approfittano dei momenti di crisi e lo hanno fatto anche nella fase più acuta della pandemia. È più che mai necessario, dunque, unire forze e competenze per proteggere i fondi europei dalle mire delle cosche, parassiti sociali favoriti da quelle forme virali che da troppo tempo infettano la democrazia: complicità, disuguaglianze, divisioni. Libera, attraverso centinaia di presidi locali, associazioni aderenti e comunità di base, ha intenzione di fare la propria parte. Dalla politica aspettiamo risposte nette, chiare e veloci.