…ma non si può tacere dinanzi a un esecrabile quanto ingiustificato ed ingiustificabile atto: meschino e aberrante
di Alberto Capria
Confesso che mi risulta davvero molto difficile parlare di guerra, perché ho la fortuna di appartenere ad una generazione che non l’ha mai vissuta (basterebbe solo questo, ripensando alle due guerre mondiali deflagrate fra il 1915 ed il 1940, per inneggiare all’Unione Europea).
Ed il fatto di non aver mai patito una guerra, mi dice che non ho elementi per parlarne con “scienza e coscienza”, non conosco i canoni specifici di linguaggio, quasi non posseggo il “diritto” per parlarne.
Perché c’è una “legge aurea” – tanto perennemente valida quando sistematicamente ignorata – che imporrebbe, in assenza di effettive e comprovate competenze per esperienze dirette o approfonditissimi studi, il silenzio. Eviterei, pertanto, di vestire gli abiti di scena di stucchevoli “opinionisti” – che poi sarebbero tutti quelli che … hanno un’opinione, cioè chiunque di noi – cangianti a seconda che si parli di Pandemia, MES, PNRR, della vittoria degli “Azzurri” agli Europei di calcio, di elezioni o dei tragici accadimenti in Ucraina.
Desidero però, esponendomi, non tacere su un aspetto: credo infatti che un atto di guerra, premeditato e proditoriamente attuato con invasione di una Nazione indipendente e libera, assolutamente libera di autodeterminarsi – con bombardamenti di città rase al suolo, uccisioni anch’esse premeditate di civili inermi, di donne, vecchi, bambini – sia un esecrabile quanto ingiustificato ed ingiustificabile atto: meschino e aberrante. Nei confronti di tanto orrore non è assolutamente plausibile né possibile richiamare nessuna scusante.
Non c’è e né mai ci sarà alcuna possibile motivazione, men che meno giustificazione, per bombardare a tappeto città, radere al suolo ospedali, danneggiare stazioni ferroviarie che avrebbero potuto essere una via di fuga per civili inermi, distruggere teatri o scuole, sapendo che all’interno ci sono bambini e comunque civili rifugiati
E chi, fra gli sguaiati “intenditori” presenti in pianta stabile nei talk show, si arrampica su spiegazioni, motivazioni, interpretazioni di determinazioni e comportamenti precedenti alla “guerra del dittatore Putin”, o chi lo ha abbondantemente incensato in tempi lontani e recenti – a destra, sinistra e fra i movimentisti – anche fregiandosi di indossare t-shirt “effigiate”, potrebbe anzi dovrebbe utilmente, decentemente tacere.
Il generale De Gaulle nelle sue Memorie di guerra così si esprimeva su Stalin: “È ossessionato dalla sete di potere, corrotto da una vita trascorsa a complottare ed a nascondere al mondo intero la sua vera natura e le sue vere intenzioni, privo di ogni minima traccia di pietà ed onestà, uso a vedere nella maggior parte dei suoi interlocutori stranieri un possibile ostacolo o una minaccia”.
Si provi a cambiare il nome del despota russo: il risultato sarà identico!