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La Sanità del futuro secondo gli italiani: collaborativa, su misura e spinta dall’innovazione

In Calabria, quasi 1 persona su 3 vive sola e più della metà degli over 75 soffre di più patologie croniche e gravi limitazioni

La Sanità del futuro dovrà farsi trovare pronta non solo a possibili nuove emergenze, ma anche alle implacabili previsioni sociodemografiche del nostro Paese, che rispecchiano quelle regionali. Si evolvono le forme familiari, con il decollo delle famiglie unipersonali: gli abitanti della Calabria che vivono soli sono quasi 1 su 3 (32,3%), più della metà dei quali (58,9%) è over 60. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione porta a una moltiplicazione di patologie invalidanti e cronicità, che generano alti fabbisogni sociosanitari e di assistenza: in Calabria, oltre la metà degli over 75 ha multicronicità e limitazioni gravi (56,7%).

In quest’ottica, si rende sempre più necessario il passaggio da una medicina riparativa a una attiva di prevenzione. Questo includerà non solo il recupero delle visite mancate durante il periodo Covid (-59% screening di prevenzione oncologica e -57% relative diagnosi in Calabria), ma anche una più alta adozione di stili di vita salutari per innalzare le persone in buona salute che, in Calabria, sono il 64,9%.

Da una fotografia scattata dal Rapporto Janssen-Censis sulla Sanità in Italia, presentato in occasione della prima edizione di “The Italian Health Day”, gli italiani sembrano avere le idee ben chiare in merito alle caratteristiche della sanità post-Covid e ai protagonisti che la animeranno: i cittadini sempre più informati, responsabili e partecipi, il medico come massimo garante della tutela della salute e gli innovatori (intesi come ricercatori e imprese). Un ecosistema orientato sempre più alla personalizzazione che beneficia della mobilitazione di tutti gli attori: tratti indispensabili per rispondere alla triplice sfida di gestione della malattia acuta, cronica e delle nuove emergenze, tenendo ben presente l’aspetto fondamentale della sostenibilità economica.

I cittadini hanno evidenziato in primis il ruolo chiave dell’innovazione, decisiva per migliorare la cura, i percorsi assistenziali e le difese dalle nuove emergenze. Sono oltre 9 su 10 le persone che hanno fiducia nei ricercatori scientifici (90,9%) e altrettanti coloro i quali ritengono che la spesa pubblica in ambito salute rappresenti un investimento e non un costo (93,7%). Tanto per la sperimentazione scientifica quanto per garantire che le cure arrivino velocemente ai pazienti risulta però essenziale la cooperazione tra Stati e imprese del farmaco (90,1%), le quali godono della fiducia di ben 2 italiani su 3 (66,4%). Gli innovatori, incluse le imprese, non sono più percepiti come una componente esterna della Sanità, ma attori decisivi che permettono di ottimizzare l’impatto sulla salute e la qualità della vita dei pazienti.

Secondo gli italiani, la Sanità del futuro dovrà essere sempre più paziente-centrica e su misura: il 94,3% auspica una maggiore personalizzazione di cure, con il 92,9% che si aspetta che i percorsi di cura, dal domicilio, al territorio fino agli ospedali, siano modulati sulle esigenze personali del paziente

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