Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 15 maggio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questo brano del vangelo di Giovanni (Gv 13,31-35) inizia nel Cenacolo il discorso di addio di Gesù, rivolto ai Suoi.
La Cena pasquale è ormai celebrata, secondo il rituale previsto da Mosè.
Si apre la porta del Cenacolo e Giuda esce per definire con i Sommi Sacerdoti la consegna del Maestro.
L’Evangelista annota: “è notte”. Notte nell’animo di Giuda. Notte nelle trame di Scribi e Farisei che comprano il tradimento con 30 denari. Notte nei pensieri confusi degli Apostoli nell’ascoltare il Maestro che parla di un partire senza di loro:
“Figlioli, ancora un poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti vi sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. (Gv 13,33-35)
Gesù, nella notte in cui veniva tradito, affida il nuovo testamento ai suoi con una parola affettuosa, carica di tenerezza: “figliuoli ancora per un poco sono con voi”.
Perché Nuovo Testamento? La Bibbia ha una grande narrazione sull’amore, ma sempre nella reciprocità di un comune interesse: si amano i propri congiunti, quelli della propria tribù, quelli dello stesso popolo.
Nel nuovo testamento di Gesù c’è, invece, l’annuncio di una visione di un nuovo amore, un amore gratuito.
“Amatevi gli uni gli altri “come” io vi ho amato”.
C’è un come, avverbio di relazione, che ci indica il modo come amare: amare come Lui!
Amare come lui che lava i piedi, gesto riservato ai servi della casa; che dà il boccone, nella cena, dell’amicizia a Giuda, che sta per tradirlo. Che vede sempre il bello nelle fragilità dell’esistenza: in Simone di Giovanni vede la roccia sulla quale costruire la sua Chiesa; in Maria di Magdala, la donna, posseduta da sette demoni, vede la prima missionaria dell’annuncio della sua Resurrezione: “vai a riferire ai miei discepoli che sono risorto e li aspetto in Galilea” ; in Zaccheo, un ladro, arricchito con la corruzione della gestione delle dogane, vede un uomo che, per riparare il danno commesso, distribuisce le disoneste ricchezze ai poveri.
Un amore, il suo, che vede sempre il buono ed il bello nelle persone che incontra e mette olio di speranza nella lucerna della vita che sta per spegnersi.
“Amatevi gli uni gli altri”.
I primi cristiani, come ci narra la letteratura di quel tempo, hanno appreso così bene il messaggio del testamento di Gesù da far dire ai Pagani: volete conoscere i cristiani? Guardate come si amano!
Oggi siamo lontani da questo vissuto dei primi cristiani, perché ci stiamo incamminando velocemente “verso un lungo e freddo inverno del cuore e della ragione” (Karl Rahner).
“Chi ci libererà da questo corpo di morte?” (San Paolo). Solo la Grazia e l’amore di Cristo che per noi è vissuto, è morto sulla croce ed è risorto e vive nelle nostre storie, impastate di gioie e dolori.
Buona domenica.
don Giuseppe Fiorillo