Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 26 giugno
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questo brano del vangelo di Luca (Lc 9,51-62) inizia il lungo viaggio che, dalla Galilea, porta Gesù a Gerusalemme, dove si compiranno le Scritture, attraverso il mistero di morte e Resurrezione. Al tempo di Gesù due erano i percorsi che, dalla Galilea, conducevano alla Giudea.
Uno scendeva ad Est, lungo il corso del fiume Giordano per poi, da Gerico, salire, attraverso il deserto di Giuda, a Gerusalemme.
L’altro più breve, ma politicamente più complicato, passava per la Samaria, il cui popolo era ostile verso i pellegrini diretti, per le festività, alla città santa.
Gesù per compiere questo ultimo viaggio sceglie il secondo percorso.
Invia avanti a sé alcuni messaggeri per annunziare la sua presenza, ma questi, giunti nel primo villaggio, vengono respinti, a motivo di una antica rivalità religiosa tra Giudei e Samaritani (Gv 4,9).
I discepoli attraverso i loro portavoce, Giacomo e Giovanni, esprimono la loro rabbia, invocando fuoco dal Cielo per incenerire i Samaritani.
Non così per Gesù , il quale non vuole ostilità, né odio, né pace e fraternità.
A questo punto Gesù rimprovera i discepoli per la durezza dei loro cuori e cerca una soluzione passando attraverso villaggi più capaci di dialogo.
Gesù col suo agire comprende i Samaritani e, in loro, tutti i sottomessi, perché l’uomo viene prima della religione, prima di ogni ideologia.
Ed è così che Gesù col suo messaggio di pace, accoglienza, rispetto di usi e costumi, di villaggio in villaggio, attraversa la Samaria.
Regione questa al centro della Palestina la cui comunità, molto chiusa, discendeva da coloni assiri, deportati dal vittorioso Sargon II nel 721 a. C. e mescolati con gli indigeni.
Intanto Gesù, lungo il cammino, incontra “un tale” che si propone quale discepolo ed altre due persone che vengono proposte da Gesù stesso quali discepoli.
Tutti e tre pongono delle condizioni.
Tutti e tre vengono spiazzati da Gesù con richieste radicali.
Il primo, carico di generosità, si presenta:

“Ti seguirò ovunque tu vada”. E Gesù gli rispose: le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo (Lc 9,58).
A lui che, probabilmente, cerca sicurezze nel gruppo di Gesù, gli viene annunziato che seguire il Maestro è avere come casa la strada, vivere da pellegrini sulle vie del mondo. Tutto ciò in definitiva vuol dire condividere il destino dei profughi, degli esuli, dei disperati della terra.
Il secondo riceve un invito chiaro: “seguimi” .La risposta: “Permettimi, Signore, di andare prima a seppellire mio padre. Gesù replica: lascia che i morti seppelliscano i loro morti”.
Lascia il passato, apriti al Vangelo che è novità, bellezza, vita piena. Il primato, ora e qui, è dell’annuncio del Regno e di viverlo in semplicità.
Il terzo, all’invito di Gesù: seguimi, risponde: “Ti seguirò ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa. Gesù di rimando: nessuno che mette mano all’aratro e poi si volta indietro è adatto per il regno di Dio”.
Lascia il passato, le sconfitte, i progetti mancati, i sogni infranti ed apriti alla vita ,una ed irripetibile, ma degna di essere spesa per chi bussa alla porta della tua esistenza.
Ci chiediamo: che ne è stato dei tre “aspiranti discepoli”? Avranno accolto le richieste radicali di Gesù? Il vangelo tace.
Non abbiamo nomi e generalità dei tre, ma in “quel tale” c’è il mio nome, il tuo nome…
Buona domenica con la bella notizia: Gesù propone, sì, ideali alti, vertiginosi, ma riservati a pochi… a tutti, per la salvezza eterna, Gesù indica la via ordinaria: “se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti e sarai salvo”(Matteo 19,16).
Don Giuseppe Fiorillo