Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 28 agosto
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
il brano del vangelo di Luca di questa ventiduesima domenica del T.O. (Luca 14,1-7.14) ci racconta come Gesù, di sabato, dopo la liturgia sinagogale, viene invitato da uno dei Capi dei Farisei a pranzo.
Presso gli Ebrei vigeva questa usanza: dopo la preghiera del sabato le persone agiate (per dimostrare la loro ricchezza, dono di Dio!) allestivano un banchetto per gli amici con la partecipazione di qualche ospite di riguardo.
Oggi questo onore tocca a Gesù.
Luca ci racconta nel suo Vangelo di altri inviti, ricevuti da Gesù dai Farisei, suoi fieri avversari, ma nello stesso tempo affascinati dalla sua dottrina, condivisa nel credere nella resurrezione della carne e nell’amore di Dio e del prossimo, quale primo comandamento della Legge.
Ed eccoci al pranzo, dove Gesù, oggi, ci dà due insegnamenti: uno rivolto agli invitati, l’altro all’invitante:
“Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: cedigli il posto “. (Luca 14,7-8)
Oggi, come ieri, viviamo in una società , dove tutto è regolato da una spiegata selezione.
I furbi, gli spregiudicati, a forza di gomito, avanzano, tra la gente, impadronendosi di posti sempre più importanti. Le sperequazioni economiche, le corruzioni, il fare mafioso, sono macigni che schiacciano i più fragili e sono occasioni d’oro per i tessitori d’inganni.
Questo sistema libertario produce danaro e non lavoro, accumulo e non partecipazione dei beni, crea una piramide con una base sempre più voluminosa, ma con un vertice sempre più sottile e più potente.
È questa la smania dei primi posti dalla quale Gesù ci mette in guardia se vogliamo un mondo dove “Dio asciuga le lacrime e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido , né fatica, perché le cose di prima sono passate “(Apocalisse 21,4)
Alla logica del banchetto della corsa ai primi posti, Gesù propone un banchetto secondo la sua visione, utopica, ma affascinante e carica di nuovo e di futuro:

“Disse poi a colui che l’aveva invitato: quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.
Riceverai la tua ricompensa alla resurrezione dei giusti.” (Luca 14,12-14)
Da invitato Gesù si fa “maestro di tavola” e – secondo le usanze del galateo ebraico – da’ un messaggio coll’invitare a vedere la vita, sì , come rapporto di reciprocità, ma ancor più come gratuità, nell’avere occhi per coloro che non potranno ricambiare il bene ricevuto.
Sta qui il vero amore, nella gratuità!
Ed è questa la visione che anima tutto il fare di Gesù, accordando un privilegio agli ultimi, la sua vicinanza: “Io, il Signore, sono il primo ed io stesso sono con gli ultimi” (Isaia 14,4).
Nel dare un’occhiata alla lista degli invitati al banchetto della nostra vita domandiamoci: la capacità del mio amore è fatto di reciprocità (do ut des!) o di gratuità?
Buona domenica.
Don Giuseppe Fiorillo