Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 25 settembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questa pagina di Luca di questa 26.ma domenica del T. O. (Luca 16,19-31) siamo con Gesù in cammino verso Gerusalemme: nel viaggio quante storie, quanti incontri, quante parabole!
Dopo la parabola dell’amministratore disonesto, ascoltata domenica scorsa (Luca 16,1-8), ecco, oggi, una seconda parabola sull’uso delle ricchezze: la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro:
“C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo ed ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le piaghe”.
Quante volte Gesù, passando di villaggio in villaggio, si sarà incontrato con questa realtà! Difatti i latifondisti della Palestina, a porte e finestre aperte, ostentavano il loro lusso nel condividere, ogni giorno, con amici lauti banchetti e vestiti con “roba firmata”: porpora e bisso, prodotti costosi ed importati dal ricco Egitto… e quanti poveri alle loro porte per raccattare qualche briciola gettata fuori per i cani randagi.
Questa parabola, narrata per far pensare e riflettere, ha due dimensioni: una storico- temporale e l’altra escatologica. Ci fermiamo brevemente, oggi, sulla prima dimensione con i due protagonisti: Lazzaro(Dio aiuta) ed il ricco epulone.
Il ricco è senza nome e rappresenta l’ideologia dominante del tempo di Gesù e di ogni epoca; Lazzaro invece rappresenta il grido silenzioso di tutti gli oppressi della terra.

Lazzaro e l’epulone.
Il ricco epulone è nella comodità della sua casa sempre in festa, Lazzaro è sulla strada in grande disagio esistenziale.
Il ricco ha tutto, il povero niente.
Il ricco si atteggia a re (veste come i re con porpora e bisso),il povero è lacero, è un paria che tenta di avere un po’ di quei rifiuti gettati ai cani, i quali, almeno loro, lo attenzionano col leccare le ferite.
Nel ricco e nel povero si incontrano due mondi: il primo mondo ed il terzo mondo. Il nostro mondo, costruito sulle apparenze, sull’avere più che sull’essere, percorre strade che non incontrano mai Lazzaro…
Ma Lazzaro, col suo povero mondo, vive dentro il nostro sistema di oppressione che produce sempre più “lazzari” ai quale toglie sempre dignità di vita.
Lazzaro oggi.
Lazzaro, oggi, è il migrante. Lazzaro sono i profughi, costretti da guerre, siccità, povertà estrema, a fuggire dai propri paesi per una terra più vivibile.
Lazzaro spesso è, anche a nostra insaputa, dentro le nostre famiglie, dentro le nostre comunità parrocchiali, dentro i nostri negozi.
Lazzaro sono gli anziani che ingoiano lacrime di solitudine, sono gli ammalati terminali che muoiono senza una carezza, sono i nostri bimbi, carichi spesso di cose, ma poveri di affetto.
Le piaghe.
E poi ci sono le piaghe di Lazzaro, inflitte, oggi, a lui da mafie, corruzioni, malgoverno, ma soprattutto dalla nostra indifferenza, grande male del secolo.
Lazzaro – Cristo.
Solo quando avremo pietà di Lazzaro, accasciato sulle porte delle nostre chiese e sugli usci delle nostre case, allora, “quando avremo scelto l’umano contro il disumano” (Turoldo) conosceremo Cristo che ci dirà:
“Ho avuto fame mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete accolto ,nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi… entrate nella gioia della mia Casa”(Matteo 25,35-36).
Buona domenica.
Don Giuseppe Fiorillo