Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 6 novembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
il lungo viaggio di Gesù, narrato da Luca nei capitoli 9-19 del suo vangelo, si conclude con la storia di Zaccheo.
Giunto alle porte della città santa Gesù, come era tradizione dei pellegrini, intona il salmo ascensionale 121:”Quale gioia, quando mi dissero:/andremo alla casa del Signore!/e ora i nostri piedi si fermano/alle tue porte, Gerusalemme!…”(Salmo 121,1-2).
Gesù entra nella città santa, passa i suoi ultimi giorni ad insegnare nel tempio, contestato da tutti i gruppi del potere: anziani, sommi sacerdoti, scribi, farisei, sadducei, erodiani: tutti uniti nel rifiutarlo.
Tutti lo sentono come un guastafeste che, con i suoi insegnamenti, turba lo scorrere tranquillo dei loro riti e delle loro credenze.
La pagina odierna (Lc,20,27-38), in particolare, ci presenta i Sadducei che, in polemica con i Farisei, cercano di trarre in inganno Gesù, con la paradossale storiella di una donna, vedova e mai madre, che, in vita, avendo avuto sette mariti, nella resurrezione, quale dei sette mariti l’avrà come moglie?
Facciamo una veloce conoscenza dei Sadducei, dei Farisei e dell’istituto del Levirato.
I Sadducei.
I Sadducei erano i rappresentanti di un movimento religioso-politico, costituito, soprattutto, dalle ricche ed alte cariche sacerdotali del Tempio.
Il loro nome deriva da Sadok, sommo sacerdote del tempo del re Davide (1 Re 1,26).
Erano dei conservatori, sia in politica che in teologia. Andavano d’amore e d’accordo con i Romani. Ritenevano sacri soltanto i cinque libri della Torah. Niente libri profetici o sapienziali, niente tradizione dei Padri, niente credenze negli angeli e nella resurrezione della carne.
Scompaiono dalla storia d’Israele con la distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.).
I Farisei.
I Farisei (i separati) erano una corrente spirituale, aperta alle esigenze del popolo, composta da laici, spesso in contrasto con la corrente sacerdotale dei Sadducei.
In politica contrari ai Romani, in teologia forti credenti nella resurrezione della carne e nell’esistenza degli angeli; accettano la Torah, i profeti e la tradizione dei Padri. Sono vicini ad alcuni insegnamenti di Gesù, anche se in continua polemica con Lui.
Il levirato.
L’istituto del levirato (da levir, cognato, Deuteronomio 25,5-10) imponeva al fratello di un uomo, defunto senza figli, di prendere in sposa la moglie del fratello per dare una discendenza al fratello morto. Cosi il defunto avrebbe potuto vedere l’avvento del futuro Messia con gli occhi della sua discendenza.
“In quel tempo si avvicinarono a Gesù alcuni Sadducei – i quali dicono che non c’è resurrezione – e gli posero questa domanda: Mosè ci ha prescritto: se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla resurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie.
Gesù rispose loro: i figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della resurrezione dai morti non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della resurrezione, sono figli di Dio”…

Come per Zaccheo (domenica scorsa), Gesù afferma che Lui è venuto per salvare quelli che erano perduti, così, oggi, nella controversia con i Sadducei, attesta che c’è bisogno di una purificazione per quanto riguarda la teologia dell’aldilà. Non basta la visione dei Farisei ed degli Esseni che vedono nella resurrezione un proseguimento materiale della vita presente, né regge la tesi dei Sadducei che vengono sconfessati dalla stessa Torah, nella quale credono, la quale insegna: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Dio non dei morti, ma dei viventi, perché tutti vivono in Lui” (Esodo 6,3-15).
Gesù è venuto a rivelarci il Dio della vita: accoglie, perdona, guarisce. Tutte le sue parole e tutti i suoi gesti sono per realizzare il Regno di Dio sulla terra, una vita più umana, preambolo della vita futura.
Oggi, per noi credere nella resurrezione è impegno a portare germogli di vita dove c’è ingiustizia, violenza, guerre, esclusione, razzismo, malattie, distruzione del Creato, “perché la morte si sconta vivendo”(Giuseppe Ungaretti).
La resurrezione inizia, così, in questa vita, con dei visi, con delle storie concrete che porteremo con noi e “quando saremo faccia a faccia con Lui ci incontreremo, ci riconosceremo e ci ameremo per l’eternità”. (san Paolo Apostolo).
Buona domenica con uno dei messaggi di Gesù:” io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”(Gv 11,25-26).
Don Giuseppe Fiorillo