Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 13 novembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questa pagina che ci propone la liturgia della 33.ma domenica del tempo ordinario (Lc. 21,5-19) ha inizio il discorso escatologico, pronunciato da Gesù nel Tempio di Gerusalemme. Con questo brano, Gesù afferma che, prima della fine del mondo, accadranno diverse cose, tra le quali, tre vanno evidenziate :i falsi profeti che sorgeranno nei secoli, gli avvenimenti tremendi e le continue persecuzioni.
“Gesù disse: verranno giorni nei quali di quello che vedete, non resterà pietra su pietra che non sarà distrutta…
Diveva loro: si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo…
Sarete traditi persino dai genitori, dai fratelli e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”
Il linguaggio di Gesù, usato in questo suo ultimo discorso, appartiene al genere letterario detto escatologico (nascosto), assai in voga nelle letterature antiche, sia civili che religiose .Lo scopo di queste narrazioni non è tanto il raccontare la fine delle cose, quanto il “fine” per cui avvengono queste cose.
E il fine del racconto odierno lo troviamo nella conclusione del racconto stesso: “con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
Essere perseveranti significa restare fedeli al messaggio di Gesù, nonostante tutto.
Restare fedeli è opporsi al malvagio col vivere la fraternità, nonostante le divisioni, con l’affermare la pace, nonostante i continui conflitti, con l’accettare le diversità, nonostante gli integrismi dilaganti.
Essere fedeli significa, ancora, avere il senso della fine personale e delle vicende della storia.
Solo chi ha il “dono” del senso della fine opera per il bene del vivere umano.
Chi è privo di questo senso rischia di generare mostri, perché sconfina nel delirio di onnipotenza, considerando tutti e tutto da sottomettere al proprio dominio.
Il delirio di onnipotenza, difatti, “solleva nazione contro nazione, regno contro regno” con devastanti conseguenze di carestie e pestilenze varie, facendo sì che “questa bella d’erbe famiglia e d’animali” (U. Foscolo) sia ridotta ad un cumulo di macerie.

I perseveranti, i giusti della terra, e solo loro, invece, hanno il mandato evangelico di fermare questo abisso di ingiustizie, di corruzioni, di sopraffazioni e di mafie.
Ed è così che il discorso apocalittico di distruzione si trasforma in un messaggio di costruzione “perché le cose di prima non ci sono più: ecco nascono cose nuove, cieli nuovi e terre nuove”(Apocalisse di Giovanni).
Qui sta la nostra speranza! Possono pure ridursi a pietra su pietra le nostre magnifiche costruzioni, ma l’uomo resterà, perché “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”.
È questa la bella notizia: l’uomo resterà, perché il nostro Dio è il Dio dell’amore, è il Dio dell’abbraccio…e ci aprirà sempre una feritoia di Luce nel buio dell’esistenza.
Buona domenica…e ricordiamoci che l’amore vince la cattiveria, la bellezza oscura la violenza, la Giustizia soccorre i poveri!
Don Giuseppe Fiorillo