Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 27 novembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i
la pagina del vangelo di questa prima domenica di Avvento (Matteo 24,37-44) è un passo del discorso escatologico che Gesù, nel Tempio di Gerusalemme, rivolge ai suoi discepoli per annunziare la parusia.
L’avvento (venuta, attesa) ci prepara alla solennità del Natale, in cui si celebra la prima venuta del Figlio di Dio; e ci guida, attraverso la comprensione del brano odierno del vangelo, alla seconda venuta, alla fine dei tempi e della storia, invitandoci, nell’oggi, a riconoscere la sua presenza nei segni.
“Noi annunziamo che Cristo verrà. La sua venuta non è unica, ve n’è una seconda, che sarà molto più gloriosa della prima” (San Cirillo di Gerusalemme, 313-387 d. C.)
Questa seconda misteriosa venuta ci viene trasmessa attraverso tre immagini: la prima delle tre è presa dalla storia di Noè, la seconda dalla vita quotidiana di uomini e donne, la terza dal ladro che viene di notte.

Prima immagine.
“Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’Arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: cosi sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo” (Matteo 24,37-38).
Matteo annota ” non si accorsero ” stigmatizzando, così, la non vigilanza, l’irresponsabilità.
Secondo i Midrashin (i commenti esegetici ebraici) Noè era beffeggiato, deriso e giudicato pazzo dai suoi contemporanei perché lavorava, da anni, ad un’opera insensata.
Tuttavia Noè seppe leggere il suo presente e, così, salvò se stesso ed il futuro dell’umanità.
Tutto ciò gli costò l’incomprensione come avviene, del resto, a chi vede nel presente il futuro.
Anche oggi alcune voci ci avvertono che noi stiamo distruggendo la madre terra con saccheggi e veleni (vedi “Laudato sii” di papa Francesco!), ma non sono ascoltate queste voci…
Si pensa solo a soddisfare i propri bisogni materiali, mangiare e bere…senza preoccuparsi d’altro e degli altri!
I giorni di Noè sono i nostri giorni, i giorni dell’assenza di Dio, pieni di cose, ma privi di sogni; giorni che placano la fame di cielo con un piccolo boccone di terra.
Seconda immagine.
“Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla stessa mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Matteo 24,40-42)
Con questa immagine Gesù ci dice che la morte può venire in qualsiasi momento della vita (quante morti improvvise!) anche se in maniera diversa per ciascuno. Il monito è chiaro: è necessario essere pronti per l’incontro con il Signore, perché ci è nascosto il tempo ed il luogo dell’avvenimento ultimo, che spezza i legami, sulla terra, tra uomini e donne.
La terza immagine.
“Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo” (Matteo 24,43-44).
È inquietante l’immagine del Signore che viene come un ladro, di notte. Inquietudine, tuttavia, che si declina in serenità di spirito e gioia di vivere, allorché i giorni di Noè, i giorni della superficialità, vengono vissuti all’insegna della gentilezza, unico linguaggio che il sordo sente ed il cieco vede; ed all’insegna di volti, carichi di lacrime da asciugare:
- volti di popoli straziati da guerre infinite;
- volti di bambini, vittime di violenza, di fame, di abusi, di abbandoni;
- volti di donne violentate, comprate e vendute;
- volti di profughi in cerca di sopravvivenza e dignità;
- volti di ammalati, di precari, senza garanzia e speranza, di giovani derubati del futuro.
E allora – e solo allora – Dio non viene come un ladro, ma come una “tenerezza caduta sulla terra con un bacio” (Benedetto Calati).
Buona domenica di Avvento.
Don Giuseppe Fiorillo