Riflessioni sulle pagine del Vangelo della domenica del Natale 2022
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/ i,
oggi, è Natale.
La liturgia odierna prevede tre celebrazioni: a mezzanotte, all’aurora e durante il giorno.
Noi accogliamo qualche suggestione dal Vangelo di Luca (Lc 2,1-14),proclamato nella notte santa, notte di attesa: l’ultima delle quattro notti che scandiscono la salvezza ebraico-cristiana.
La prima notte è quella della creazione, quando Dio creò la luce (Genesi 1,3-5); la seconda notte è quella del patto tra Dio ed Abramo, una notte di stelle (Genesi 15,5) ;la terza notte è quella della liberazione del popolo dalla schiavitù d’Egitto (Esodo 12,14-24); la quarta notte è la notte nella quale Luca inserisce la narrazione della nascita di Gesù. La narrazione inizia con un riferimento storico: il Natale non è una pia leggenda, ma un evento datato. Difatti Luca ,con sobrietà storica, colloca la nascita di Gesù in un panorama di dimensioni universali.
Tutto comincia fuori dalla Palestina, nella capitale dell’impero, a Roma, col decreto del censimento che coinvolge il mondo intero e, nel quale avvenimento, viene incastonata la nascita di Gesù:
“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a registrarsi nella propria città. Anche Giuseppe dalla Galilea, dalla città di Nazareth, sali in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme: egli apparteneva, infatti ,alla casa e famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme con Maria, sua sposa, che era incinta” (Luca2,1-5)
Il padrone della terra, Cesare Augusto, vuole sapere quanti sono i suoi sudditi: narcisismo, potere, economia? Non lo sappiamo. Sappiamo di certo che il suo decreto ha messo in movimento, con enormi disagi, tutto il popolo a lui sottoposto.
Anche oggi i potenti della terra ci buttano in storie che non ci appartengono: guerre, violenze, disparità economiche, corruzioni, sopraffazioni di ogni genere…
Questo spirito distruttivo dei potenti sarà, un giorno, condannato da Gesù:
“Come voi sapete, i capi dei popoli comandano come duri padroni; le persone potenti fanno sentire con la forza il peso della loro autorità. Ma tra voi non deve essere così! Anzi, se uno vuole essere grande, si faccia servitore degli altri” (Matteo 20,25-26).
E così, per volontà del potente di Roma, Giuseppe e Maria si mettono in cammino: un lungo faticoso viaggio di 160 chilometri, assai rischioso per una donna al nono mese di gravidanza. Ma è, così, che il Figlio dell’uomo nasce fuori casa per essere solidale con gli sfollati del mondo.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, oggi, ben 95 milioni di persone vagano per il mondo in cerca di una casa, di un lavoro, di un affetto.
“Ora mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc 2,6-7).
Il villaggio di Nazareth è pieno di gente venuta per registrarsi; e così, Giuseppe, non trovando alloggio, esce fuori, va verso “il campo dei pastori”, dove in una grotta, luogo ritenuto impuro, perché dimora di animali, nasce, di notte, Gesù.
Ora mentre a Betlemme le ore scandivano la normalità, nella vicina campagna, si scatena la gioia degli angeli in festa, i quali cantano “gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini amati dal Signore”; e, per primi vanno dai pastori per dare loro il lieto annunzio che, cioè, nella città di Davide, è nato il Salvatore, atteso dalle genti. Danno anche delle indicazioni: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.
I pastori in fretta vengono da Gesù; e, così, Gesù, nomade ,prima di ogni altro ,si manifesta ad un gruppo di nomadi, pastori erranti in cerca di pascoli, che stanno ai margini della vita civile e della pratica religiosa, considerati “maledetti” dai rabbini e fuori legge dal Sinedrio.
Buon Natale, festa della speranza per tutti coloro che lottano per la realizzazione di un mondo pacificato.
Don Giuseppe Fiorillo