Lunghi applausi da parte del pubblico presente al Teatro Comunale. Un cast artistico e tecnico di valore. Le considerazioni finali del Presidente della Società dei Concerti Euterpe
Adrenalina a mille… che a scaricarla tutta non sarebbe bastato nemmeno scontrarsi contro i mitici “trecento” di Leonida!
Sentimenti contrastanti e forti, tra la soddisfazione dell’essere riusciti a portare a termine un’operazione complessa e rischiosa ed il rimpianto tipico di chi è sempre alla ricerca della perfezione, che tra umani però non è concessa, sebbene sia un’aspirazione.
Intanto, il pubblico lentamente se ne andava dopo aver assistito composto e numeroso malgrado l’infelice coincidenza che poneva nell’altro e più importante teatro un appuntamento da cartellone, donando applausi finali convinti e generosi a conferma dell’apprezzamento per la buona messa in scena. Anzi, malgrado l’ora tarda e il freddo tipico di una serata d’inverno, si allontanava dalla platea lentamente attardandosi in commenti e lodi, alcuni di loro facendo capolino dietro le quinte volendosi complimentare personalmente con i protagonisti della serata.
A sipario chiuso, è quanto si è respirato in un giovedì sera 7 dicembre al Teatro Comunale di Catanzaro, tra quanti hanno assistito a La Traviata di Giuseppe Verdi nella versione realizzata dalla regista Tania Romeo con l’Orchestra Leonardo Vinci diretta dal M° Gianfranco Russo.
Si è trattato di una “Prima” particolare. Perché la dicitura esatta di quanto messo in scena è “La Traviata Opera Pocket”. In sostanza, si è trattato di una formula pensata per chi si approccia per la prima volta alla Lirica, per chi non è frequentatore abituale di questo splendido genere artistico-musicale, da pochi giorni insignito dello straordinario titolo di “Patrimonio immateriale dell’umanità” da parte dell’Unesco.
Da qui, la rilettura sia dal punto di vista registico, da parte di Tania Romeo che, con il sostegno dell’aiuto regista Paola Gravina, ha curato pure la scenografia, che musicale, aspetto questo per il quale si è adoperato il M° Russo forte della sua lunga esperienza sul campo.
Come se non bastasse, l’Associazione culturale “Luna di Cristallo” vincitrice del relativo bando ministeriale grazie al quale è stato possibile realizzare il tutto, ha voluto costruire un ensemble interamente calabrese al fine di valorizzare le proprie risorse umane e riqualificare il territorio in cui si vive.
Ecco, dunque, la scelta di un cast tutto calabrese. Ecco, allora, l’alternarsi sul palcoscenico dei cantanti che hanno dato tutto se stessi per interpretare quest’opera che è tra le più amate e rappresentate al mondo: Francesca Campanella, Greta Carlino, Giuseppe Calabretta, Giuseppe Morrone, Emanuele Campilongo, Francesco Laino; e poi, il direttore di palcoscenico e maestro concertante Teresa Cardace, il direttore di scena Giuliana Pelaggi, lo stilista Giovanni Schimera, la coreografa Terry Surace con le sue giovanissime e brave ballerine, l’event manager Paola Gravina, i fotografi Silvia Romeo, brava e sensibile, e Vincenzo Romeo, il responsabile del suono Lucio Ranieri, l’attore Maurizio Bonanno, il direttore d’orchestra Gianfranco Russo.
Questo il cast, un gruppo eterogeneo che si è impegnato a fare squadra cimentandosi, insieme ai musicisti dell’Orchestra Leonardo Vinci, in una prova originale e complessa, tutti uniti da un unico intento dando fiducia l’uno all’altro. Si pensi al giovane stilista Giovanni Schimera fashion design, che, malgrado la giovane età, ha talento, cultura nelle arti e rigore, doti confermate dalla realizzazione di costumi splendidi: impeccabili, belle, sensuali nel look di Violetta Valéry (interpretata da Francesca Campanella) e di Flora Bervoix (interpretata da Greta Carlino); attori e cantanti che si sono potuto avvalere della professionalità al trucco di Jessica Bertucci che ha saputo esaltare il fascino delle protagoniste ed interpretare le sfaccettature dei personaggi: Flora, vispa, sensuale, provocante, Violetta già malata di tisi ma con ancora la voglia di una ventenne dell’ 800 di fare feste e divertirsi, il tutto esaltato da raffinati gioielli e una sontuosa ambientazione ottocentesca, che hanno ulteriormente messo in risalto il talento dell’ intero cast, lungamente applaudito ed apprezzato durante la serata
Infine, la collaborazione con la Società dei Concerti Euterpe, che ha offerto parte del cast e soprattutto l’Orchestra L. Vinci.
I motivi che hanno spinto questa Associazione vibonese a collaborare con “Luna di Cristallo” è legata, come spiega il Presidente, a due fattori principali: innanzitutto il progetto, talmente interessante da essere stato approvato dal MIC, il ministero della Cultura; e poi, la scelta dell’opera.
La Traviata di Giuseppe Verdi è senza dubbio l’opera più conosciuta, rappresentata, amata: un successo che si rinnova da centosettant’anni. Il segreto di questo successo è legato alla storia, che parla d’amore, di quel sentimento contraddittorio che innalza fino al cielo e, con la stessa intensità, fa toccare il fondo, un’esperienza che chiunque, almeno una volta nella vita, ha provato immedesimandosi nella figura dell’eroina perseguitata dalla sorte, debole e socialmente emarginata. Violetta rappresenta una nuova forma di eroismo, l’eroismo privato di una donna ‘deviata’ che spera, con l’amore, di uscire dal ruolo di cortigiana in cui l’ha confinata la società; ma questa medesima società, con il suo perbenismo e la sua morale ipocrita, in quel ruolo la obbliga a tornare per forza chiedendole di pagare un prezzo altissimo per salvare l’onore di una famiglia rispettabile che invece espone l’ipocrisia di un perbenismo di maniera.
A ribadire l’alto valore artistico di quest’opera, l’incredibile attualità dei valori che rappresenta. Si pensi, ad esempio, quanto attuale sia il tema del rispetto della donna, della donna in quanto tale… quanto sia contemporaneo e rappresenti una lezione la reazione di Germont padre quando scopre che suo figlio, Alfredo, sopraffatto dall’ira, ha aggredito ed offeso Violetta. Le sue parole sono un insegnamento, un monito valido anche, soprattutto oggi: “Di sprezzo degno se stesso rende / Chi pur nell’ira la donna offende”, un rimprovero talmente potente che lo porta a minacciare di disconoscerlo come figlio: “Dov’è mio figlio? più non lo vedo: In te più Alfredo – trovar non so”; il tutto, mentre all’unisono suona la condanna corale verso Alfredo, reo di non aver rispettato la donna: “Oh, infamia orribile / Tu commettesti! / Un cor sensibile / Così uccidesti! / Di donne ignobile / Insultator…”
Gli anni non sembrano essere passati dal giorno della sua prima rappresentazione, avvenuta al Teatro La Fenice di Venezia, il 6 marco 1853, e allora come ora ci si commuove dinanzi al dramma di Violetta, che muore, come sottolinea il critico Massimo Mila: “…con una solennità straordinaria per una fragile eterea […]; i tragici e lenti accordi ribattuti in un andante sostenuto sono, sì, segnati da un estremo pianissimo […] che conviene alla delicatezza del personaggio, ma hanno in sé un’intrinseca austerità raccolta e minacciosa: nella strumentazione hanno larga parte le trombe, quasi morisse un eroe beethoveniano, o un Sigfrido. E Violetta muore come un eroe e come un martire”.
D’altronde, se la morte di Violetta appare come una necessità drammaturgica, la sua fine non rappresenta un riscatto in nome della redenzione, tutt’altro: è una fine eroica, nella quale si identifica lo spettatore. Violetta non ha nulla da cui redimersi e si congeda confidando un solo rimpianto ripensando al suo Alfredo, rimpianto che suona come un monito per chi si lascia illudere che all’amore tutto è possibile: “Ma se tornando non m’hai salvato / a niuno in terra salvarmi è dato”.
Un’ultima considerazione si riserva Maurizio Bonanno, in questo caso nella sua qualità di Presidente della Società dei Concerti Euterpe: “Questa è stata per noi un’esperienza particolarmente interessante, una prima occasione che auspichiamo possa diventare opportunità di ulteriori collaborazioni potendo e volendo mettere a disposizione le competenze dei nostri associati. Lo abbiamo fatto offrendo il meticoloso e generoso impegno del M° Gianfranco Russo, la cui competenza è indiscussa, e del M° Giuliana Pelaggi, così come per il supporto logistico di Patrizia Venturino e Lucrezia Bonanno, tutti nostri associati. Ma soprattutto, lo abbiamo fatto fornendo le Sale CEV di Palazzo Gagliardi quale sede delle prove. È stata un’esperienza straordinaria vedere quelle sale animarsi di cantanti e musicisti, direttori, regista e cast che si sono in questo modo amalgamati in un contesto di quel fascino e di quella magia che questo monumentale Palazzo vibonese riesce ad offrire”.
“Nella speranza, da vibonese convinto, che – conclude Maurizio Bonanno – dopo aver già offerto lo scorso anno la stagione di “Vibo Lirica”, prima o poi Vibo Valentia sia in condizioni di ospitare eventi simili con il suo agognato Teatro”.