Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 10 marzo
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
oggi è domenica, 4ª domenica di Quaresima. Ci accompagna, nel cammino verso la Pasqua, Giovanni col brano del suo Vangelo che la liturgia odierna ci propone. Ecco il testo:
“Gesù disse a Nicodemo:” Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato… E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque, infatti, fa il male, odia la luce… Invece chi fa la verità viene verso la luce”. (Giovanni 3,14-21)
Gesù è a Gerusalemme per celebrare la prima Pasqua della sua vita pubblica. Entra nel Tempio (vangelo di domenica scorsa) caccia i mercanti invocando l’autorità di Geremia profeta: “La mia casa è casa di preghiera e voi ne avete fatto una spelonca di ladri” (Geremia 7,11). All’azione di rottura di Gesù segue un grande turbamento tra i Dottori della Legge che si concretizza in una severa condanna dell’operato del giovane rabbì. Qualcuno, però, tra loro, resta ammirato per il coraggio e la novità di questo Gesù di Nazareth. Difatti, di notte, un membro influente del Sinedrio ebraico, Nicodemo, rimasto stregato dalla persona di Gesù, bussa, alla sua porta e chiede un colloquio… e vi resta tutta la notte.
Confesso che Nicodemo mi ha sempre fatto una grande simpatia, perché in lui vedo l’uomo alla ricerca d’una identità spirituale che possa dare ragione della fede professata. Sente che la pratica cultuale della religione del Tempio lo allontana sempre più dal vero Dio. Il giovane rabbì, invece, col suo gesto coraggioso ed ancor più col suo dire, lo interessa tanto da restare con lui tutta la notte in colloquio.
E confesso, ancora, che mi affascina molto questo Gesù misericordioso verso quest’uomo, Nicodemo, che, per paura dei suoi, viene di notte, di nascosto. Ciononostante a lui, per primo, Gesù rivela la bella notizia: la salvezza viene dall’alto; Dio Padre ama le sue creature (e non solo l’uomo, ma la terra, gli animali, le piante e la creazione tutta) a tal punto da mandare nel mondo il suo Figlio, l’Unigenito, non per condannare, ma per comprendere e salvare il mondo con la sua morte in croce… e, così, liberarlo dalle tenebre del peccato e portarlo alla luce. La luce! Ma gli uomini, purtroppo, amano le tenebre, perché l’angelo delle tenebre è menzogna e si maschera da angelo della luce. Ma, adesso, è giunta l’ora della luce ed è questa l’ora della luce vera che viene dal Figlio… e Gesù parla e Nicodemo ascolta; e la notte se ne va e, prima dell’alba, Nicodemo scompare tra le buie viuzze di Gerusalemme. Ma la storia non finisce qui!
La parola ascoltata quella notte lavora nella vita di Nicodemo a tal punto che, dopo tre anni, la sera del Venerdì Santo, con Giuseppe d’Arimatea, altro membro importante del Sinedrio, si presenta con coraggio a Pilato, per chiedere il corpo di Gesù. Pilato accetta la richiesta, altrimenti il corpo di Gesù sarebbe stato buttato nella fossa comune, riservata ai crocifissi, privi di sepolcro.
E, così, dopo averlo schiodato, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea e le donne che erano presso la Croce, lo depongono nella tomba nuova, scavata nella roccia, di proprietà dello stesso Giuseppe.
Nicodemo siamo noi:
– quando ci sentiamo vuoti e mendicanti del senso della vita, perché la ragione non è sufficiente per salvarci dall’assurdo che ci avvolge;
– quando operiamo per schiodare dalla croce della vita i crocifissi della terra che sono un fiume che, scorrendo verso la foce, si va sempre più ingrossando;
– quando per rispetto umano, o per paura di un super-io sociale, non prendiamo posizione, secondo giustizia e verità, a favore dei bastonati della terra.
Buona domenica e teniamo a mente che “abbiamo bisogno sempre di molto amore per vivere bene” (Jacques Maritain, Parigi 1882- Tolosa 1973).
Don Giuseppe Fiorillo