Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 5 maggio
dì Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i
il brano di questa 6ª domenica di Pasqua (Giovanni 15, 9-17) fa parte del lungo colloquio col quale Gesù, nel Cenacolo, intrattiene familiarmente i suoi nell’ultima Cena.
“In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”…
In questo brano, composto da 9 versetti, per ben 9 volte risuona la parola “amore” e per ben 3 volte la parola “amici”, ritorna ancora, come nella pagina del Vangelo di domenica scorsa,il verbo “rimanere”: “Rimanete in me – dice Gesù – e la mia gioia è con voi e la vostra gioia è piena”.
La pericope della liturgia odierna ci invita a delle intense considerazioni:
* il Signore Gesù ci dà la gioia vera, come sa darla Lui, non come la dà il mondo. Il mondo dà una gioia effimera che soddisfa soltanto i sensi per poi lasciare spesso un senso di vuoto e di insoddisfazione interiore “dopo il pasto ha più fame di pria” (Dante Alighieri); la gioia invece che dà Gesù è gratificante, perché armonizza corpo e spirito nel dare sapore alle realtà che si vivono quotidianamente.
*Il Signore Gesù ci insegna la pedagogia dell’amore: “Amatevi gli uni gli altri”. Non amate l’umanità in teoria, ma amate in concreto. Amate le singole persone: marito, moglie, figli, il vicino di casa, il compagno di lavoro, il mendicante che porge la mano all’angolo della strada, l’ammalato che chiede sollievo alle sue sofferenze. “Amatevi come io vi ho amato”. Imitate il suo stile di amore: si china per lavare i piedi, abbraccia i bambini e li pone all’attenzione degli adulti, condanna il femminicidio, col fissare gli occhi arrabbiati degli ortodossi della legge, esclamando forte dinanzi alla donna terrorizzata: chi è senza peccato scagli la prima pietra… e tutte le pietre cadono per terra e la sventurata è salva, si commuove dinanzi ad una folla stanca ed oppressa, apre gli occhi ai ciechi, monda i lebbrosi, accoglie tutti coloro che bussano alla porta della sua vita, mette al centro dell’assemblea, nella Sinagoga di Cafarnao, l’ammalato, sceglie di restare sempre dalla parte delle periferie esistenziali, restando lontano dal Palazzo del potere, che opprime il popolo di Dio.
Con grande umiltà dice a noi: amate come me, non quanto me, perché sa che amare quanto Lui sarebbe chiedere troppo, sarebbe chiedere di salire su una croce, come Lui, che per amore e solo per amore si è fatto mettere a morte davanti a tutto un popolo, perché: “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”(Gv 15,1).
Buona domenica col prendere coscienza che “amare non è tanto guardarsi negli occhi l’un l’altro, quanto ancor più, guardare insieme nella stessa direzione” (Antoine de Sant – Exupery).
don Giuseppe Fiorillo