Adesso, però, bisogna reagire affinché l’eccezionale patrimonio del Sistema Bibliotecario Vibonese non vada disperso e la cultura trionfi in città
Stupore, sconcerto, incredulità.
Sono questi i sentimenti che pervadono Vibo Valentia all’indomani del blitz degli uomini della Guardia di Finanza che hanno fatto luce sulla gestione del Sistema Bibliotecario Vibonese arrivando addirittura a porre agli arresti domiciliari gli ultimi due direttori, Valentina Amaddeo, attualmente dipendente comunale operativa proprio nel settore Cultura, e Gilberto Floriani, finora accreditato tra gli intellettuali di una certa influenza in città, la cui azione all’interno dell’ente culturale ha portato a porre sotto inchiesta pure tre dei suoi figli.
Stupore, si diceva, perché è pesante l’accusa: gli arrestati, secondo gli inquirenti, si sarebbero «appropriati indebitamente di somme di poco superiori a 230mila euro, destinandole, tra l’altro, a propri congiunti mediante il conferimento diretto di incarichi in palese conflitto di interesse», ed «eludendo le disposizioni normative in materia di accesso al pubblico impiego».
Sconcerto, perché, sempre secondo l’accusa, i bilanci sarebbero stati «manipolati» con lo scopo «di dare false informative economico-finanziarie, attraverso una rappresentazione fuorviante della situazione reale». Una gestione “illecita”, insomma, che ha portato al dissesto dell’ente «che nel periodo oggetto di indagine – evidenziano gli inquirenti – ha maturato un debito di circa 700.000 euro».
Incredulità, infine, perché si fa fatica a pensare che una figura che si attestava tra le più attive nel panorama di una certa area intellettuale, oggi viene accusata di aver continuato a condizionare le scelte e la complessiva gestione del Sistema bibliotecario vibonese, «nonostante costui – per come osservano gli investigatori – si dovesse ormai occupare di questioni prettamente tecniche e non di interesse amministrativo, in base alla sua nuova mansione, tra l’altro acquisita con procedura illegittima, continuando a rappresentare l’ente all’esterno, in quanto suo interesse – a giudizio degli inquirenti – era quello di permanere all’interno della “struttura” organizzativa al fine di poterne “condizionare” le scelte.
Certo, nessuno è colpevole fino a quando una sentenza non lo stabilisce in maniera definitiva, ma, soprattutto rimane un’ultima considerazione – la più importante – gravato da un debito monstre e con i suoi ultimi dirigenti ai domiciliari, mentre l’inchiesta è molto probabile non possa ritenersi conclusa, la città e tutto il suo mondo intellettuale, deve ora agire affinché l’eccezionale patrimonio che il Sistema Bibliotecario custodisce (oltre 80mila volumi) e la sua storia di punto di riferimento per studiosi, studenti e uomini di cultura, non vada disperso, non crolli drammaticamente e la città continui a risplendere grazie, attraverso alla cultura.