Un’analisi attenta di Franco Tigani, , dirigente provinciale di FdI, che pone quegli interrogativi che la politica ha evitato
Finito l’incubo, https://vivipress.com/2024/08/01/fine-dellincubo-a-vibo-valentia-e-di-nuovo-possibile-lutilizzo-dellacqua-il-sindaco-ha-revocato-lordinanza-di-divieto/
tra i vibonesi sono rimasti dubbi e perplessità, soprattutto su come tutta la vicenda è stata condotta e gestita. Dubbi che, invece, la politica ha dimostrato di non avere, né tra gli amministratori ed il sindaco, né tantomeno tra chi siede all’opposizione: anche loro si sono guardati bene dal sollevare sia pure solo un interrogativo.
Quei dubbi, quelle perplessità, quegli interrogativi che hanno invece pervaso per giorni i cittadini cosiddetti “semplici” e che non hanno ad oggi trovato risposta. perché a nessuno è venuto in mente che si aveva il dovere di spiegare, chiarire, giustificare e – per qualcuno – anche scusarsi.
Dunque, se restano i dubbi, se ne fa portavoce Franco Tigani, attuale dirigente provinciale di Fratelli d’Italia.
Tigani prova ad indossare quei panni che ha indossato qualche tempo fa e, quindi non da “semplice” cittadino, ma da persona che è stato consigliere comunale e consigliere provinciale, dunque persona che sa come vanno (o forse andavano?) le cose in politica, prima ricostruisce la vicenda, poi offre un’analisi riproponendo quei dubbi, quegli interrogativi inevasi da chi oggi fa politica, da chi oggi è amministratore della città, per mandato dei cittadini ( è bene non scordarlo mai, questo piccolo particolare).
Tigani comincia ricostruendo cronologicamente l’accaduto.
“La storia inizia il 23 di luglio quando Arpacal comunica di aver rilevato, in data 18 luglio, limiti alti, oltre quelli previsti dalla legge, di tetracloroetilene e tricloroetilene a Piscopio e di trialometani a Vibo Centro e Vibo Marina.
La mattina successiva il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria comunica al Comune i risultati delle analisi. Da qui alla emissione dell’ordinanza numero 21 del 24 luglio, a firma del sindaco, con il divieto assoluto dell’uso dell’acqua, il passo è breve.
Il 25 luglio il Comune, supportato dalla protezione civile, mette in campo due autobotti, una a Vibo centro e una a Vibo Marina.
Il 26 luglio si tiene in comune l’incontro tecnico tra Amministrazione comunale e tecnici di Sorical nel corso del quale emerge che “…i trialometani si formano per tre fattori: tempo, calore e concentrazione di cloro”.
Il 27 e 28 luglio non succede niente. Fa caldo, c’è il fine settimana, ne parliamo lunedì.
Ed infatti lunedì 29, con ordinanza numero 22 il sindaco rettifica parzialmente la precedente ordinanza consentendone l’uso per l’igiene personale, alla luce dei nuovi campionamenti comunicati da Sorical.
Questa la scansione temporale degli avvenimenti che, forse per la loro complessità, forse per l’afa, forse per la rassegnazione, hanno piegato, in questi nove giorni di autentica sofferenza, qualsiasi volontà di chiarezza sull’argomento, persino all’interno di una seduta di Consiglio comunale che ha visto ben poco, salvo un cenno sull’argomento del Consigliere Giuseppe Cutrullà, liquidato da una veloce replica da parte del Sindaco”.
Ed ecco la prima considerazione: “In altri tempi, di fronte al perdurare di una situazione di autentica emergenza che si protraeva oramai, da nove giorni, in Consiglio comunale sarebbero piovute interrogazioni urgenti, mozioni, ordini del giorno e ne avremmo viste delle belle e sicuramente ben altra informativa avrebbe dovuto essere fatta.
Eppure due giorni fa sembrava di essere in una situazione assolutamente normale, in cui l’ha fatto da padrona il “bon ton”, gli ammiccamenti ed i sorrisi elargiti a tutto tondo in cui maggioranza ed opposizione piuttosto che pensare a come risolvere l’emergenza idrica e ad alleviare le sofferenze di ventiduemila vibonesi fiaccati dal disagio, dimostravano di essere più interessati alla misera carichetta da quattro soldi di vicepresidente del consiglio e alla presentazione del novello assessore al bilancio, intorno al quale, sembra ruotare l’intero sistema copernicano della giunta Romeo”.
“Ebbene – ragiona l’esponente vibonese di FdI – sull’intera vicenda qualche riflessione va fatta, vanno verificati alcune incongruenze e va valutato, nel suo insieme, l’impatto che una situazione di questo tipo, per alcuni aspetti del tutto inedita, lascia sul territorio.
Una prima osservazione, spontanea, nasce dal fatto che Arpacal comunica solo il 23 luglio all’Asp i risultati delle analisi fatte il 18 luglio, cioe’ ben sei giorni dopo i rilevamenti. Perché è trascorso tutto questo tempo? E le analisi precedenti a quando risalgono? E chi è in grado di accertare da quanto tempo permane la situazione di inquinamento dell’acqua antecedente alle analisi del 18 di luglio?”
Si riprende, quindi, con la scansione temporale della vicenda: “Il 24 luglio il Sindaco, preso atto della comunicazione del dipartimento di prevenzione dell’ASP, emette l ‘ordinanza numero 21. Certamente un atto dovuto, certamente severa, forse un po’ carente sotto il profilo prescrittivo, senz’altro vuota di contenuti e di indirizzi specifici laddove si demanda genericamente al settore 6 del Comune “…l’incarico di adottare con la massima urgenza tutte le misure necessarie per riportare i parametri dell’acqua entro i limiti di legge”, ma altrettanto irrilevante sotto il profilo del rispetto legale del contenuto.
L’ordinanza, infatti, tra le altre prescrizioni, e questa è una novità in assoluto rispetto alle precedenti esperienze, vieta l’uso per l’igiene personale”.
E via con altri interrogativi: “Ma è pensabile che una intera popolazione, in pieno luglio, a trenta e passa gradi, per sette giorni consecutivi possa rinunciare all’uso dell’acqua per l’igiene personale?
È mai pensabile che, in ospedale decine di degenti possano essere lasciati senza le necessarie attenzioni quotidiane sotto il profilo della pulizia personale?
È mai pensabile che centinaia di anziani non autosufficienti non abbiano fatto uso dell’acqua del rubinetto per le proprie esigenze?
Ma veramente qualcuno ha ritenuto di risolvere il problema attraverso la dislocazione sul territorio di due sole autobotti al servizio dei cittadini?
Ed in questi otto giorni di divieto totale sono stati predisposti i necessari controlli per verificare se i bar hanno fatto i caffè con l’acqua minerale, se i ristoranti hanno cucinato con l’acqua del rubinetto e lavato le stoviglie con la stessa acqua, se le pizzerie e le panetterie con quale liquido hanno impastato i loro prodotti, così come i caseifici, e se i parrucchieri, con quale etichetta di acqua minerale si sono sbizzarriti nella loro arte e tanti altri ancora hanno rispettato le prescrizioni? Certamente no e chi pensa il contrario pecca solo di ipocrisia, per il semplice motivo che quell’ordinanza non poteva essere rispettata, perché non prevedeva i presupposti minimi alternativi al divieto dell’uso dell’acqua, né poteva prevederli. Come si fa a dire a ventiduemila e passa persone di non lavarsi per otto giorni? Come si fa a dire di non usare il liquido per qualsiasi attività? E con che lo sostituisco?”
Amare le riflessioni che seguono: “Bisogna ammettere candidamente che il provvedimento amministrativo adottato, benché obbligatorio, è servito solo a sollevare da future responsabilità gli organi preposti, ma bisogna anche riconoscere che ha rappresentato il trionfo teatrale di una manifestazione di ipocrisia collettiva dagli effetti praticamente nulli.
E qualcuno ha visto in giro associazioni no profit, ambientalisti, volontari, a distribuire casse d’acqua ad ogni angolo di strada per alleviare la sofferenza dei molti che non sapevano a che santo votarsi?
Intendiamo tutte quelle associazioni vicine alla sinistra cosi brave a mobilitarsi a ogni piè sospinto per ogni alito antifascista, a raccogliere firme per qualsiasi causa e a marciare in difesa di pseudo diritti calpestati.
Non sono state mobilitate dalla nuova giunta progressista, quella, per intenderci, nata sotto la spinta “…della richiesta e dalla voglia di un cambiamento… perché Vibo possiede risorse di spirito nascoste, vitali, impetuose che stanno emergendo e all’improvviso il cielo si colorerà di limpidezza…”, o hanno risentito anche loro della particolare situazione climatica non favorevole alla attività fisica e al movimentismo e si sono defilate?”
“Nella riunione tecnica di giorno 26 con Sorical – ricorda Franco Tigani – è emerso che il problema sarebbe stato causato da un eccesso di concentrazione di cloro e che la sua sostituzione con il biossido di cloro era la soluzione al problema. Tant’è che nella successiva riunione Sorical conferma di aver agito in tal senso e che ”… i parametri si sono normalizzati in due serbatoi su tre ma anche il terzo non preoccupa perché i valori sono appena sopra la soglia di legge”. Ma se la soluzione era così semplice, c’è da chiedersi perché si è verificata la concentrazione di cloro, chi lo immette nella rete, e se la concentrazione è dovuta ad una maggiore quantità immessa o ad altre concause. Ad oggi, a tutto questo non è stata data una esauriente risposta”.
Ci si avvia alla conclusione: “Con l’ordinanza numero 22 viene ridimensionata la portata prescrittiva della precedente ma la stessa, nel consentire l’uso del prezioso liquido per l’igiene personale nulla dice in ordine ai processi attivati o da attivare da parte dell’amministrazione comunale per lo svuotamento e la pulizia dei serbatoi comunali e nulla prescrive in ordine al comportamento dei privati sui loro impianti per assicurare che la fruibilità del liquido non produca danni all’utenza.
“…Vibo ha un problema annoso che è quello dell’approvvigionamento dell’acqua. Nelle case oggi ci sono molti problemi sia in centro che nelle frazioni. Ci prendiamo l’impegno di risolvere questo problema che non può che essere un impegno veramente serio da parte nostra… “ (Enzo Romeo, 17.06.2024).
La chiusura di Franco Tigani è una chiamata alle responsabilità che spettano al sindaco e agli amministratori: “Chi pensava di risolvere il problema con una o due ordinanze dovrà ravvedersi velocemente”.