Riflessioni sulle pagine del Vangelo nel giorno di Ferragosto
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
oggi è la festa della “dormitio Mariae”, antichissima festa in onore di Maria, divenuta Solennità soltanto nel secolo scorso e, precisamente, il primo novembre 1950, con la proclamazione del dogma di Maria Assunta in cielo. Andiamo al testo di Luca di questa Solennità, che ci presenta Maria che risponde al dono del Signore che l’ha prescelta quale madre del Messia, con un gesto di lode con l’intonare il canto del Magnificat e di servizio nell’assistere, per tre mesi, la vecchia Elisabetta:
“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colma di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”… Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. (Luca 1, 39- 56)
In questa pagina di Luca abbiamo due protagoniste donne. Due madri, entrambe incinte, in modo umanamente impossibile. Due donne sole, ma con il mistero della presenza di Dio vivo nel loro grembo. Due donne: Elisabetta vecchia, Maria giovane, la prima chiude l’Antico Testamento, la seconda apre il Nuovo Testamento.
Maria giunta da Nazareth a Ain Karem, a sud di Gerusalemme, saluta Elisabetta con l’intonare, secondo le usanze del tempo, un canto, il magnificat, nel quale proclama che il Signore condanna le menzogne di coloro che si credono signori ed arbitri della storia: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” …e va incontro a chi ha il cuore carico d’amore e l’anima libera: “ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.
Il magnificat è l’inno degli “anawim”, i poveri del Signore, che pongono la fiducia non nel potere, non nelle ricchezze, non nella presunzione, ma nel Signore che si china su gli umili, sugli affamati, su i reietti della terra. Il magnificat è il sogno di una adolescente, Maria di Nazareth, che, investita dallo Spirito Santo, proclama un mondo nel quale “pace e giustizia si baceranno” (Iasaia) e “sorgeranno cieli nuovi e terre nuove (Apocalisse).
Oggi, dopo duemila anni e più, il sogno di Maria resta ancora incompleto, resta utopia perché: i troni dei potenti si elevano sempre più in alto ed i poveri, sempre più numerosi, raccolgono qualche briciola caduta dalla tavola del banchetto dei ricchi epuloni della terra; Maria, prima volontaria della storia del mondo cristiano, va da Elisabetta per dare senso alla sua solitudine, nella quale era caduta, dopo l’inattesa gravidanza fuori stagione: oggi nonostante mille connessioni in rete giovani e vecchi si sentono sempre più soli, perché manca il pane dell’affetto ed il vino della gioia; Maria va da Elisabetta prendendosi tutto il tempo necessario: noi non abbiamo più tempo, i ritmi della nostra esistenza sono folli, si corre sempre. ma ricordiamoci che quando “il ritmo della città è più veloce del ritmo del cuore siamo perduti” (Charles Baudelaire); Maria va da Elisabetta con consapevolezza e responsabilità: oggi c’è paura di assumersi delle responsabilità, perché responsabilità è rispondere a degli impegni sociali, familiari, civili, religiosi; responsabilità è non dare la colpa sempre agli altri, ma con coraggio, assumere su di sé le proprie; Maria ha coniugato sogno e vita: noi abbiamo scollegato i sogni dalla vita, rendendo tutto più grigio: è tempo di collegare i sogni con la vita, perché c’è sempre un sogno sognato che chiede di essere realizzato nella vita.
Buona Solennità di Maria Assunta e ricordiamoci che cambiano i nomi dei Faraoni, ma i Faraoni continuano ancora a dominare su scala planetaria. Cambiano le fonti della ricchezza, ma la distribuzione della ricchezza resta sempre ancora nelle mani di pochi, che fanno e disfano a loro comodo, con una distribuzione iniqua. Cambiano i modi con cui i poveri soffrono e muoiono, ma i poveri soffrono e muoiono ancora: per violenza, per guerre, per fame, per dignità negata.
Don Giuseppe Fiorillo