Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 25 agosto
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questa pagina si chiude il 6º capitolo del Vangelo di Giovanni che ha illuminato le nostre calde domeniche agostane.
Ecco il testo di questa ventunesima domenica del Tempo Ordinario:
“In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: questa parola è dura! chi può ascoltarla? Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo disse loro: questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dove era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono…. Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con Lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?” Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Giovanni, 6,60-69) .
La pagina odierna è il resoconto di una crisi drammatica: Gesù rischia di restare solo perché, con le sue affermazioni, scontenta tutti: scontenta la folla che, il giorno prima, voleva proclamarlo re e Lui fugge sui monti; scontenta gli intellettuali, Scribi, Farisei, Sadducei che non accettano il “dio vicino” proclamato da Lui; scontenta i suoi discepoli, i quali se ne vanno col mormorare: “Questo linguaggio è duro chi può intenderlo?” Restano solo i Dodici, nella Sinagoga di Cafarnao, confusi e turbati, ai quali il Maestro dice: “Volete andarvene anche voi?” Pietro, il pescatore di Galilea, salva il tutto, convinto che seguire Cristo è andare avanti, abbracciando, anche se duro, il suo dire. “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Santo di Dio”.
La confessione di Pietro, oggi, dice a ciascuno di noi quanto è importante restare, soprattutto quando il cielo si oscura sopra la nostra esistenza.
RESTARE:
per mettere olio alla lampada traballante di un amico che sta per precipitare nella disperazione, perché tutto va storto; restare per dare senso, in umiltà di vita, nello scorrere dei giorni e degli anni, alle storie di tanti giovani sempre più prigionieri nel labirinto dei social; restare nella Chiesa, comunità dei credenti, anche quando si vive un disagio per “la sporcizia, che alle volte, vi è dentro” (Joseph Ratzinger, Via Crucis al Colosseo) e lottare per una purificazione restando dentro con una personale testimonianza di vita; restare nella famiglia, anche quando le tensioni sanguinano, per portare, con la pazienza del dialogo, una via di resurrezione ed un futuro alle nuove generazioni; restare …e non fuggire dalle proprie responsabilità, ma saper fiorire là, dove Dio ci ha seminato.
Buona domenica con l’esortazione di Gesù: rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. (Giovanni 15, 9 -11).
Don Giuseppe Fiorillo