Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 15 settembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/ i,
domenica 24.ma del Tempo Ordinario. La pagina odierna di Marco narra di Gesù in cammino verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo, all’estremo nord della Galilea, al confine con l’attuale Siria e Libano, ai piedi del monte Ermon, alle sorgenti del fiume Giordano. Ma… andiamo al testo di Marco:
“In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno Cesaria di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: “La gente, chi dice che io sia?” Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista; altri dicono Elia ed altri uno dei profeti”. Ed egli domandava loro: “Ma voi chi dite che io sia?” Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò ad insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venir ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: “Vai dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo la salverà”. (Marco 8, 27- 35)
E strada facendo Gesù prepara i Dodici alla grande rivelazione con delle domande. Gesù fa delle domande, perché le domande fanno crescere, aiutano a partorire i valori dell’esistenza, dare senso alla propria vita. Gesù in questo viaggio non dà risposte “nella vita più che le risposte contano le domande, perché le risposte appagano e ci fanno stare fermi, le domande invece ci obbligano a guardare avanti e ci fanno camminare” (Pier Luigi Ricci).
Ecco la prima domanda: “la gente chi dice che io sia?” I Dodici,
che vivono fra la gente, danno delle risposte tutte legate al passato. Ecco le risposte: per alcuni Gesù è un profeta, potente in opere in parole, per altri è il grande Elia, rapito in cielo (2 Re 2,1-18) e ritornato in terra per mettere ordine, per altri ancora è Giovanni il Battezzatore, ucciso da Erode e risorto dai morti.
Il gruppo cammina e Gesù ascolta e, giunti lassù, al confine, alle sorgenti del fiume Giordano, pone una domanda diretta, esplicita: “Ma voi, chi dite che io sia?” Grande silenzio, rotto dalla confessione di Pietro: “Tu sei il Cristo, l’unto, il Figlio di Dio.” Una risposta breve questa di Pietro, ma carica di messaggi: Cristo è l’unto, il re, il Messia. Le risposte della gente sono importanti: i profeti, difatti, per la gente, sono messaggeri, mandati da Dio per preparare la venuta del Messia, la confessione di Pietro è più forte ancora perché attesta che tutto il dire dei profeti si è realizzato in Cristo. La gente vede in Cristo il ritorno del passato: Elia, Giovanni Battista, uno dei profeti, Pietro vede in Cristo il Dio vivente che cammina nella compagnia degli uomini.
Oggi la domanda è rivolta a me, a te, a tutti coloro che aderiscono al messaggio evangelico ed esige una risposta. Ecco qualche risposta:
Tu sei un pugno di lievito che fermenta la massa umana e non una occasione per celebrare riti, spesso, vuoti; sei un amore infinito che porta olio alla lampada che sta per spegnersi, che solleva la canna inclinata, che soccorre i deboli, senza violentare la loro libertà; sei uno che entra nei palazzi del potere (il Sinedrio) soltanto da prigioniero, da uomo libero prediligi le case di periferia, proclamando beati i miti, i disarmati, i perseguitati, i facitori di giustizia; “sei per me quello che le primavera è per i fiori,/ quello che il vento è per l’aquilone” (Giuseppe Centore); “sei una mano che ti prende le viscere e ti fa partorire Vita più grande”(Alda Merini).
Buona domenica nella gioia di Cristo che vive sempre con noi e bussa alle nostre porte e, se apriamo, si siede con noi e cena con noi (Apocalisse di Giovanni).
don Giuseppe Fiorillo.