Nacque a Francavilla Angitola il 29 settembre 1794. Medico e intellettuale, fu considerato uno dei principali studiosi di Dante
È uno degli intellettuali più interessanti che Vibo Valentia può annoverare tra i suoi figli migliori, eppure è da tempo confinato in un colpevole dimenticatoio.
Onofrio Simonetti, filosofo, teologo, medico e geologo nacque a Francavilla Angitola, il 29 settembre del 1794 e morì nella città in cui visse ed operò, Vibo Valentia, che a quel tempo era ancora Monteleone, il 31 luglio 1864. Allievo del dotto canonico Raffaele Potenza, divenuto poi vescovo di Gerace, sono state tramandate le testimonianze di stima che ebbe da parte di illustri contemporanei, tra i quali Pasquale Galluppi e Luigi Settembrini.
Le cronache del tempo raccontano che egli fu: pubblicista insigne e gran filosofo, teologo profondo, valente medico, geologo di non comune perizia, poeta e patriota fervente. Nato da genitori modesti possidenti, orfano di padre, fu educato al culto del sapere e dell’amore dalla pia madre. Compiuti i primi studi, ancora giovinetto, Onofrio Simonetti si reca a Napoli presso la Facoltà di Medicina e già qui si distingue per la pubblicazione nel 1816 di uno studio sulla Neurogastria con dedica al valente Maestro Petrucelli. Laureatosi in medicina, si stabilisce nell’allora Monteleone (oggi Vibo Valentia), dove contrasse matrimonio e dove esercitò, in apostolato, la professione di medico.
Pur dedicandosi con impegno alla professione medica, Simonetti non trascura i suoi studi preferiti, soprattutto la letteratura, e tra l’ammirazione incondizionata della Commissione ottiene la cattedra di Filosofia e Matematica nel Reale Collegio Vibonese divenendo, a partire dal 16 maggio 1822 docente di filosofia. Intanto, i suoi studi producono. benché- si sottolinea nelle biografie del tempo – svolga contemporaneamente il triplice ufficio di insegnante, di medico, e di padre di numerosa prole, notevoli risultati dando alle stampe nel 1845 un libro sulla filosofia di Dante nella “Divina Commedia” che conquista l’interesse degli studiosi ricevendo lettere di lode ed apprezzamenti da parte di illustri intellettuali.
Cesare Malpica gli scrisse da Napoli che “l’Auro volume tutto italiano lascia indietro di mille miglia quello dell’Orazione”. Il Conte Marulli sostenne che “quella è un’opera tanto classica quanto lo stesso Poema di Dante”. Il degno discepolo Giovanni Gemelli da Filadelfia gli scrive che nessuno “aveva tanto profondamente disgelato le verità morali, teologiche e filosofiche della Divina Commedia”.
Ed ancora, per il trattato in difesa del filosofo Pasquale Galluppi di Tropea gli scrivono lettere fervide d’ammirazione da Francavilla Angitola il Dotto Teologo Sacerdote Giuseppe Ciliberti; da Tropea Giuseppe Mario Scrugli, ed altri.
Il saggio dedicato a Campanella trova il consenso dello stesso Galluppi che da Napoli gli invia il suo vivo plauso.
Luigi Grimaldi gli scrive da Catanzaro: “il vostro nome e quello di Galluppi renderanno ai posteri famosa questa Calabria”.
Per la morte della venerata Maria Cristina di Savoia Regina di Napoli, Simonetti scrive un’orazione funebre che gli procura la lode e la riconoscenza di Pasquale Galluppi e di Luigi Settembrini, il quale da Catanzaro gli scrive una lettera affettuosa.
Intellettuale apprezzato, non fu da meno da medico. Si ricorda ancora, ad esempio, quando nella natìa Francavilla ebbe a svilupparsi un male endemico nella popolazione. Nell’autunno del 1844, come si desume dal libro delle sedute del Decurionato dello stesso anno, si racconta che, mentre il medico “condotto” si rifiutava dal prestare assistenza (tanto da essere poi esonerato) l’Onofrio spontaneamente e gratuitamente accorreva da Monteleone al suo caro borgo natio per assistere gli umili e gli afflitti, procacciando a molti la guarigione e lo stesso Decurionato, costituito da antenati di parte degli attuali deliberanti, invitava l’intendente della Provincia (quello che oggi è il Prefetto) a manifestare il ringraziamento dell’intero popolo.
Ammirato ed apprezzato in vita, quando il mattino del 31 luglio 1864 dopo brevissima malattia Onofrio Simonetti cessò di vivere, un lutto profondo invase tutta la città. La sua salma ebbe esequie imponentissime e molte furono le parole di cordoglio. Alessandro D’Ancona ebbe a dire “il suo nome è conosciuto oltre che a quello di Filosofo calabrese, a quello Sacro a tutti gli Italiani di Dante”.
del valore intellettuale di Onofrio Simonetti ne dà ragione anche l’Enciclopedia Treccani, che lo annovera tra gli studiosi degni essere ivi ricordati essendo, tra l’altro, inserito nella Enciclopedia Dantesca edita nel 1970.
La casa in cui visse a Vibo Valentia si trova all’incrocio tra Via F. Fiorentino e Via O. Simonetti, dove si affaccia la scuola elementare De Amicis.
e si individua anche perché sulla facciata è posta una lapide su cui si legge:
Ad ONOFRIO SIMONETTI
che
in questa camera
di medicina, di lettere, di teologia felicemente discorse
e la filosofia di Dante
e ben parecchi altri volumi scrisse
generoso di animo, di grande senso illibato nei costumi
caro agli amici alla famiglia carissimo
raro e sublime esempio di riverenza di ammirazione
ogni speranza fu spenta
nel giorno infaustissimo 31 luglio 1864
visse poco ben LXX anni
lasciando ai suoi sola consolazione
l’essere pianto encomiato da tutti
durerà grata a molti la memoria
di chi tanto lustro accresce
al nome italiano
amorosamente i figli
questo doloroso ricordo
tributarono
Al momento, però, l’auspicio espresso in questi versi sembra venir meno, con la città che vergognosamente gli sta tributando piuttosto un ingiusto oblio.
Non noi!