Sequestrati beni per oltre 2 milioni di euro, comprese alcune società gestrici di rinomati locali del centro storico felsineo, attivi nella ristorazione e nell’’intrattenimento
Da sud a nord e viceversa, il denaro sporco di ndrangheta e camorra veniva riciclato, ripulito e poi tornava a casa immacolato.
In estrema sintesi è quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Bologna che ha eseguito due misure cautelari nei confronti di un imprenditore di origine calabrese, residente a Bologna e di una persona di origine campana ritenuta contigua a organizzazioni criminali di stampo camorristico, perchè riciclavano proventi della criminalità organizzata in attività commerciali.
L’operazione ha visto il coinvolgimento non solo delle Fiamme Gialle emiliane ma anche del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Venezia, Brescia, Roma, Napoli e Catanzaro, e la cooperazione di Eurojust e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Unità I-CAN – “Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), che hanno permesso di eseguire perquisizioni anche in Germania oltre che nelle province di Bologna, Padova, Mantova, Latina, Napoli e Crotone dove sono state denunciate altre 16 persone.
I due arrestati sono indiziati, a vario titolo, insieme ad altri 14 soggetti, di parecchi reati alcuni dei quali aggravati dal cosiddetto “metodo mafioso”, tra questi spiccano il riciclaggio, il reimpiego di proventi illeciti, usura, estorsioni, malversazione di erogazioni pubbliche, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di stupefacenti, inosservanza della normativa antiriciclaggio, sfruttamento della prostituzione e tentato sequestro di persona.
Le indagini hanno consentito di ricostruire come l’imprenditore calabrese, potendo beneficiare di diverse relazioni e amicizie, abbia ricevuto nel tempo “anomali finanziamenti” da parte di soggetti pluripregiudicati ritenuti vicini a consorterie criminali di stampo camorristico e ‘ndranghetista, “finanziamenti ritenuti prestiti”, a volte elargiti in contanti altre mediante operazioni finanziarie tracciabili a fronte di artifizi negoziali, che venivano reimpiegati nell’acquisizione di società, o nell’acquisto di immobili e auto di lusso.
Spesso poi, il denaro veniva ripulito e restituito anche grazie al coinvolgimento di imprenditori locali nell’emissione di fatture false per operazioni inesistenti.
Per quanto riguarda l’imprenditore calabrese, è stata fatta una ricognizione finanziaria che ha permesso di accertare che la sua posizione patrimoniale era sproporzionata rispetto al reddito da lui dichiarato quindi si è provveduto anche al sequestro finalizzato alla confisca cosiddetta “allargata” di quote sociali, compendi aziendali, immobili e altre utilità, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. Tra i beni in sequestro anche alcune società che gestiscono rinomati locali del centro storico di Bologna, attivi nella ristorazione e nell’intrattenimento.