L’installazione di apparecchiature di videoripresa ha permesso di accertare svariati episodi di abbandono di rifiuti individuando anche i presunti trasgressori
Una situazione particolarmente grave: così gli investigatori dell’Arma hanno definito, senza mezzi termini, quanto scoperto nell’area del Torrente Sant’Agata, corso che ha origine a Cardeto, sull’Aspromonte, e sfocia nello Stretto nei pressi dell’aeroporto di Reggio Calabria.
Il Torrente è una delle fiumare più ampie che attraversano la città ed è stato più volte interessato da fenomeni di piena con detriti e rifiuti confluiti in mare.
Dopo una serie di sopralluoghi eseguiti dai Carabinieri Forestali, la Procura di Reggio Calabria ha avviato una indagine, conclusasi in questi giorni, che ha avuto come oggetto proprio la condizione ambientale del corso d’acqua.
Una situazione, quella presentatasi davanti agli occhi degli inquirenti, assolutamente preoccupante con il torrente interessato dalla presenza di rifiuti, tra l’altro in continuo aumento, come materiali di risulta di cantieri edili, guaine bituminose ed altri di varia natura; in più punti sono apparsi evidenti segni di bruciatura confermando che ai materiali è stato anche dato fuoco.
L’installazione di apparecchiature di videoripresa ha permesso di accertare svariati episodi di abbandono di rifiuti individuando anche i presunti trasgressori a cui sono state contestate le ipotesi di reato di abbandono di rifiuti, gestione di discarica e violazione paesaggistica.
Contestato anche il deturpamento di bellezze naturali, considerato che il Torrente Sant’Agata è un’area paesaggisticamente protetta: il costante scarico di rifiuti ha comportato il degrado e la compromissione dell’habitat naturale, con la costituzione di una discarica abusiva nell’alveo del corso d’acqua.