Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 27 ottobre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
col brano del vangelo di Marco di questa 30ª Domenica del tempo ordinario, il viaggio, iniziato alle sorgenti del fiume Giordano, a nord della Galilea, ci porta a Gerico, cittadina collocata a 276 metri sotto il livello del mare Mediterraneo, ricca di palmizi, banani, melograni, limoni, mandorli, motivo per cui veniva chiamata “la profumata”.
Andiamo al testo:
“In quel tempo mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno cominciò a gridare e dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!, Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: !Figlio di Davide abbi pietà di me!. Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. Chiamarono il cieco dicendogli: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”. Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbuni, che io veda di nuovo!”. E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito vide di nuovo, e lo seguiva lungo la strada (Marco 10, 46-52).
Gesù, dopo una breve sosta, lasciata Gerico, nel riprendere il cammino verso Gerusalemme insieme ai suoi discepoli e molta folla, si imbatte in un medicante.
Lungo la strada, difatti, sedeva a medicare il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, il quale, avendo saputo che passava di lì Gesù, si mette a gridare: “Figlio di Davide abbi pietà di me”.
La folla tenta di zittirlo, ma lui grida sempre più forte : “Figlio di Davide abbi pietà di me”.
Il grido giunge a Gesù, il quale ordina di chiamarlo. La folla, ora, divenuta più gentile, si rivolge al medicante con queste parole: “Coraggio! Alzati, ti chiama”. Bartimeo, gettato il mantello, unica sua ricchezza, balza in piedi e viene da Gesù, il quale, dietro sua richiesta, lo guarisce.
Bartimeo, guarito, non se ne va per la sua strada, come Gesù aveva suggerito, ma lo segue, in salita, alla volta di Gerusalemme.
E poi di lui non sappiamo nulla.
Assai interessante questa storia di Bartimeo, ma ancora più affascinante è la storia di Gesù che dà a lui voce e salute e sequela.
Così il mendicante, figlio di Timeo, diventa “icona” di tutti i disperati dalla terra che non hanno voce e visibilità, perché i padroni del mondo, dell’economia e dei mass-media, li hanno diseredati ed oscurati.
E sono: le ragazze e le donne dei mille Kabul del mondo, ridotte a non avere più viso, anche se create “ad immagine e somiglianza di Dio”; i bambini di Gaza, di Israele, del Sudan… a cui è negata l’infanzia, perché sradicati dalla terra dei viventi; le spose bambine, che, nell’età del gioco, divengono proprietà di uomini adulti e violenti; i ragazzi soldato, rubati all’affetto familiare ed istruiti al disonore della guerra; i disperati degli slum, delle favelas, delle bidonvilles, cumulo di sofferenze fisiche e morali senza fine.
Dinanzi a questo scenario di morte, Paolo apostolo, oggi, come ieri, eleva un grido: “Sono uno sventurato! chi mi libererà da questo corpo di morte?” (Lettera ai Romani 7, 24).
La sua e la nostra risposta è questa: solo Gesù Cristo, col suo vangelo, ci libererà dicendoci che, alla fine, siamo tutti dei mendicanti di luce, di giustizia, di fraternità, di accoglienza, di condivisione e, per questi valori che sono il sale della terra, bisogna darsi da fare, con impegno, perché il tempo è breve.
Buona domenica con l’augurio che sappiamo riconoscere i Bartimeo che incontriamo a mendicare lungo la strada dei nostri Gerico.
Don Giuseppe Fiorillo.