Erano 30 gli alloggi sui quali i militari hanno focalizzato i maggiori controlli per la verifica degli effettivi occupanti
C’era anche il boss Francesco Muto, dell’omonima cosca di Cetraro, attualmente detenuto, fra gli assegnatari “illegittimi”, delle case popolari di Acquappesa, scoperti durante un blitz, condotto dai Carabinieri della Compagnia di Paola, con il supporto dei colleghi delle Compagnie di San Marco Argentano e Scalea e la supervisione all’ATERP Calabria (Azienda territoriale per l’Edilizia Residenziale Pubblica Regionale), finalizzato ad un controllo straordinario presso le case popolari di Acquappesa, oltre 50 appartamenti in tre diverse aree del Comune.
In particolare erano 30 gli alloggi sui quali focalizzare i maggiori controlli per la verifica degli effettivi occupanti, del mantenimento dei requisiti previsti alla concessione dell’abitazione, nonché per il contrasto al degrado urbano e agli stupefacenti, quest’ultimo attraverso l’ausilio di un’unità cinofila dei Carabinieri di Vibo Valentia.
Parecchie le irregolarità riscontrate: 8 occupazioni abusive da parte di persone prive di qualsivoglia titolo per poter risiedere nella casa popolare, di queste 3 da parte di nuclei familiari inosservanti di un’ordinanza di sgombero già emessa; 3 persone sono state deferite anche per false attestazioni nella stipula del contratto per l’energia elettrica; proseguendo con le irregolarità, i carabinieri hanno scoperto che uno degli occupanti stava ristrutturando l’abitazione invasa arbitrariamente, abbandonando dietro la palazzina rifiuti speciali non pericolosi; una persona è stata segnalata alla Prefettura di Cosenza poiché trovata in possesso di una modica quantità di marijuana per uso personale, inoltre sono stati sequestrati 2 appartamenti e tutta l’area del seminterrato delle palazzine di Nuovo Villaggio Intavolata, dove si poteva accedere solo tramite delle botole, ma che erano diventati una discarica di materiale di risulta di opere edili, suppellettili, elettrodomestici, parti di arredo e vestiario.
Alla fine dei controlli, per 11 nuclei familiari è stata riscontrata la mancanza dei requisiti per poter rimanere in questi alloggi di edilizia popolare, tra questi anche quello del boss Francesco Muto che aveva ottenuto la casa sin dal 1969 e un altro affidato ad un amministratore comunale, molti avevano altre abitazioni, altri non vivono stabilmente negli alloggi Aterp. Per tutti questi affidatari è stato richiesto al Comune di Acquappesa l’avvio del procedimento amministrativo per il rilascio dell’abitazione, e nel caso di inottemperanza, verrà emessa l’ordinanza di sgombero così le abitazioni potranno tornare fruibili per chi ne ha l’effettiva necessità in base alla graduatoria di merito.