Le toccanti testimonianze dei nipoti: “l suoi insegnamenti e il suo prestigio rimangono vivi”. Presenti il Presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto, il sottosegretario Wanda Ferro, il sindaco Nicola Fiorita
Chiesa gremita e massime autorità presenti ai funerali del N.H. Dott. Giuseppe Chiaravalloti, che si sono svolti nella Basilica dell’Immacolata di Catanzaro.
Hanno celebrato il parroco Don Sergio Iacopetta, Don Giovanni Scarpino, Don Alfonso Velonà, padre Pasquale Pitari, Don Pietro Martucci, Don Luigi Drosi primo cugino del defunto, e il diacono Pino Massara. In apertura del rito, Luigi Stanizzi ha dato lettura dei salmi; nell’omelia, don Iacopetta ha ricordato la prestigiosa figura di Chiaravalloti come “figlio, padre, sposo, servitore dello Stato”, invitando a pregare per le nostre fragilità umane mentre continuiamo il nostro pellegrinaggio, in attesa di congiungerci con Dio. Su cosa saremo giudicati? Ha domandato retoricamente il sacerdote, ed ha risposto: sull’amore.
Dopo il rito funebre, Don Alfonso Velonà, presidente Ualsi, ha evidenziato l’umanità di Don Peppino, come affettuosamente veniva chiamato il Presidente Chiaravalloti.
Tra le tante presenze, quella del Presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto, del sottosegretario Wanda Ferro, del sindaco Nicola Fiorita



“Nel 2000 – ha raccontato Don Alfonso – vince le elezioni, si presenta alla casa famiglia Alfonso Velonà, viene a dare testimonianza nella casa dei poveri, dove si fa accoglienza concreta, si aiutano i più fragili. Senza fede non si possono fare queste opere, che sono appunto opere di fede. Il Presidente della Giunta regionale Giuseppe Chiaravalloti nella nostra casa, questa è una vera concreta testimonianza di fede, non teoria. Ecco chi era Chiaravalloti”.
Sono seguite le parole commosse del nipote Nikolas Panoutsopoulos, figlio di Caterina Chiaravalloti presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria e di Aristide Panoutsopoulos: “Ciao nonno – ha esordito Nikolas – la tua luce non si è spenta, perché come puoi vedere risplende in tutte queste bellissime persone che sono venute a ricordarti. Molti ti hanno conosciuto come amico, e come professionista, io oggi però voglio ricordarti, con un breve e semplice discorso mai degno della tua arte oratoria, nella veste di nonno. Devi sapere che devi essere fiero di te stesso, perché hai vinto la battaglia più importante, hai contribuito in modo significativo alla crescita personale e professionale di ognuno dei tuoi nipoti. In ogni chiacchiera col nonno non c’è mai stato un minuto perso e banale, anche nelle tue innumerevoli e forse, come dice Michele, ripetitive filastrocche abbiamo appresso qualcosa da te. Ci hai trasmesso – sono sempre le parole di Nikolas Panoutsopoulos – il valore dell’affetto verso il prossimo, della lealtà e dell’amicizia. La passione per la poesia, in ogni tuo racconto citazioni di Montale, D’Annunzio, Leopardi e anche Umberto Eco, perfino negli ultimi giorni in ospedale ci raccontavi della tragedia di D’Annunzio “la figlia di Iorio” e del suo protagonista Aligi, continuando ad essere una fonte di arricchimento e di stimolo anche in questi ultimi momenti; ci hai trasmesso la dedizione nello studio e nella professione, l’amore incondizionato per il diritto, e qui forse talvolta anche esagerando come ad esempio quando nel periodo in cui stavo preparando l’esame di procedura civile venivo da te e tu, citando il tuo maestro Il professore Satta, puntualmente mi ricordavi che: “sopra di noi c’è il cielo, tutto il resto è procedura civile”, eppure ancora ad oggi penso che molte persone la pensano diversamente da te e Satta”.
“Per concludere – ha chiuso Nikolas Panoutsopoulos – come detto all’inizio, la tua fiamma non sarà spenta finché la fiaccola, che è incarnata dai nostri ricordi e dai tuoi insegnamenti, sarà ancora accesa. Nonno Peppino per mille anni ancora”.



Il nipote omonimo, Giuseppe Chiaravalloti, figlio di Domenico Chiaravalloti e Maria Teresa Muscò, parlando “a braccio” sempre sull’altare davanti al feretro ha ricordato le lunghe telefonate, le indimenticabili giornate passate insieme al nonno: “Il valore più grande che mi ha insegnato – ha detto Giuseppe Chiaravalloti – è l’amore per il prossimo. Buon viaggio nonno”.
La salma verrà tumulata nel cimitero di Satriano, nella cappella di famiglia.
Per il sottosegretario Wanda Ferro, “Con la scomparsa di Giuseppe Chiaravalloti, la Calabria perde un uomo delle istituzioni, autorevole magistrato e figura politica di grande rilievo. Da presidente della Regione ha guidato la Calabria con capacità e determinazione, riuscendo a farsi interprete del buon governo del centrodestra. La sua intelligenza acuta e la sua cultura lo hanno reso sempre un interlocutore rispettato e apprezzato, cosi come le sue doti umane, la giovialità e la capacità di instaurare rapporti umani profondi e autentici”.
Il Presidente della Regione Roberto Occhiuto ha dichiarato: “Se ne va un uomo delle istituzioni, un servitore dello Stato, una personalità di straordinaria e acuta cultura. Da magistrato e da presidente della Regione ha sempre messo al primo posto gli interessi della collettività, con spirito di servizio e senso di responsabilità. Uomo di centrodestra, Chiaravalloti è stato in grado di rappresentare unanimemente tutta la Calabria, portando a livello nazionale le istanze dei nostri territori.
Sono orgoglioso e grato di averlo conosciuto, di essergli stato amico, di aver condiviso con lui una parte importante del mio percorso politico”.
Così ha dichiarato il Fondatore e Presidente del Premio Mar Jonio, Luigi Stanizzi: “Con la morte di Giuseppe Chiaravalloti scompare un alto magistrato, di elevatissima autorevolezza, e il Presidente più brillante che la Regione Calabria abbia mai avuto. Sempre pronto all’ascolto delle istanze dei cittadini, elettori e non, per la gente e fra la gente con una grandissima attenzione alla cultura, come mezzo di riscatto della nostra terra. Una personalità coltissima di cui la Calabria, il Sud Italia, sentirà la mancanza. Lascia un grande vuoto, incolmabile, reso ancora più spaventoso da un contesto sociale e politico in cui sono imperanti mediocrità e distanze abissali tra istituzioni e cittadini onesti”.