Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 12 gennaio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi
riprende con la festa del Battesimo, dopo il tempo natalizio, la ferialità del tempo per la Chiesa e per ciascuno di noi. Con la narrazione del vangelo di Luca (Festa della sacra Famiglia), abbiamo lasciato, di ritorno da Gerusalemme a Nazareth, Gesù, a 12 anni, il quale “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Oggi, sempre con la narrazione di Luca, ritroviamo Gesù, a circa trent’anni, presso il fiume Giordano, ad ascoltare Giovanni Battista, in attesa del battesimo.
Andiamo al testo di Luca: “In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.( Luca 3,15-16. 21-22).
In questa pagina abbiamo tre protagonisti: il popolo, Giovanni Battista e Gesù.
Primo quadro.
Il popolo è in grande sofferenza, perché, politicamente, è sottomesso ai Romani con l’imposizione di tasse sempre più pesanti e, spiritualmente, è confuso e angosciato per le 613 norme rabiniche, imposte da Scribi e Farisei, norme da osservare, se non si vuole essere dichiarati “razza dannata”.
Secondo quadro.
Dal deserto sorge un profeta, il cui nome è Giovanni, il quale annunzia grandi novità. Tutto il popolo pone grande speranza in questo uomo potente in opere e parole; e lo vede quale messia, annunziato dai profeti. Il popolo chiede a lui di proclamare la sua messianità. Giovanni, a questo punto, avrebbe potuto sfruttare questa popolarità, divenire un capo popolo e godere momenti di gloria. Ma, Giovanni non cade nella trappola del populismo! Annunzia, invece, con fermezza che lui è soltanto una voce che prepara la strada al Messia che sta per venire ed al quale lui non è degno di slegare i lacci dei sandali. Grande lezione dà Giovanni a noi tutti che, spesso, pretendiamo di essere sempre al centro col volere essere ovunque e sempre presenti nelle storie degli altri. Si rischia, così, di costruire per sé un piedistallo e salirvi sopra e vagheggiare un dominio su tutti e tutto. Giovanni ci ammonisce: Lui, il Cristo, deve crescere ed io devo diminuire! “Aiutare i poveri a fare carriera nella vita e non fare carriera noi sulla pelle dei poveri!” (don Primo Mazzolari)
Terzo quadro.
Gesù è immerso nelle acque del Giordano, in fila con i peccatori per ricevere il battesimo di acqua e di penitenza di Giovanni; in fila con tutti gli altri per comunicare la sua solidarietà all’umanità decaduta e bisognosa di resurrezione. Nelle acque gli occhi di Giovanni si incontrano con gli occhi di Gesù, si parlano, si riconoscono… Giovanni aveva già riconosciuto Gesù quando, all’incontro di Maria con Elisabetta, aveva danzato nel grembo della madre: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”. (Luca 1, 43- 44)

Probabilmente, dopo questa conoscenza da grembo a grembo, Giovanni e Gesù non si saranno più incontrati, perché Giovanni, fin dalla sua tenera età, si ritira in uno dei conventi della comunità di Qumran, nei pressi del mare Morto, da dove esce per salire verso il Tempio di Gerusalemme; Gesù, invece, vive e lavora, a tempo pieno, nella bottega di Giuseppe, a Nazareth.
Luca non ci racconta nulla dei sentimenti dell’incontro nelle acque. Ma è bello immaginare Giovanni che passa il testimone a Gesù: dal battesimo di acqua al battessimo di fuoco, dall’io devo diminuire al tu devi crescere. L’umiltà di Giovanni è premiata, perché mentre versa un po’ di acqua sulla testa di Gesù, “il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venire una voce dal cielo: tu sei il figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”.
E così, il Messia entra in punta di piedi nello storia della compagnia degli uomini: “Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità”. (Isaia 42,6-7).
Oggi, anche noi, come le folle del Giordano, siamo in attesa di tempi più favorevoli e di reggitori di questo mondo che non si impongono con il loro tono di minacce atomiche, ma che, al contrario, si abbassino per rialzare la canna incrinata e mettano olio alla lampada che sta per morire ed abbiano, ancora, il coraggio di porre fine alle guerre, causa di tutte le povertà del mondo, di condonare il debito che strozza le nazioni povere e proclamare, (facendo proprio il messaggio dell’anno Santo) un anno di giustizia e di condivisione dei beni della terra, che Dio ha dato gli uomini, affinché la coltivassero e la custodissero.
Buona domenica nel ricordo della nostra rinascita in Cristo che è avvenuta mediante la grazia del santo Battesimo.
Don Giuseppe Fiorillo