I reati ascritti vanno dalla violazione dell’articolo 391 ter del Codice Penale, che punisce chi mette a disposizione dei detenuti dispositivi di comunicazione, all’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti.
Quando si trovano dei cellulari all’interno delle carceri, ci si chiede di come i detenuti possano esserne entrati in possesso visti i minuziosi controlli che vengono fatti a tutti i visitatori, quindi i sospetti vengono indirizzati su altri metodi di “approvvigionamento” come ad esempio il lancio attraverso droni.
In altri casi, invece, i sospetti potrebbero ricadere sul personale che ha più liberà di azione all’interno delle case circondariali.
Questi ultimi potrebbero trovare riscontro grazie ad un episodio avvenuto in questi giorni in prossimità del carcere di Rossano.
I Carabinieri avevano approntato il solito posto di blocco per effettuare un controllo del territorio, tra le macchine fermate c’era anche quella di un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa di Reclusione di Rossano, l’uomo alla vista dei militari dell’Arma ha iniziato ad avere un comportamento nervoso, quasi di disagio, fatto che automaticamente fa scattare l’allarme a qualunque membro delle forze dell’ordine che, come conseguenza, approfondiscono i controlli.
All’interno dell’auto i Carabinieri hanno trovato due involucri dentro il primo c’erano tre smartphone nuovi, nel secondo i rispettivi carica batterie.
Alle domande sulla provenienza e soprattutto sulla destinazione degli apparecchi elettronici l’agente di polizia penitenziaria non è stato in grado di fornire spiegazioni plausibili, per questo motivo è stato ipotizzato che fossero destinati a un utilizzo illecito all’interno della struttura carceraria.
A questo punto si è proceduto, come di prassi, anche ad una perquisizione nell’abitazione dell’uomo per cercare di scoprire eventuali altre informazioni che potessero giustificare il possesso degli smartphone, ma le ricerche hanno aggravato la sua posizione in quanto è stata trovata anche una certa quantità di cocaina.
A questo punto per l’agente sono scattate le manette in flagranza di reato con l’accusa di violazione dell’articolo 391 ter del Codice Penale, che punisce chi mette a disposizione dei detenuti dispositivi di comunicazione in più si è aggiunta anche l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti.
Il Magistrato di turno della Procura della Repubblica di Castrovillari ha disposto per l’indagato gli arresti domiciliari.