La DIA di Catanzaro arresta 6 persone: il reggente della cosca Abbruzzese Forastefano, un capocantiere, il suo autista e tre imprenditori titolari di aziende ritenute compiacenti con la ‘ndrangheta
È di 6 arresti il bilancio dell’operazione condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di altrettante persone accusate di estorsione aggravata dal metodo e dalla finalità mafiose, nonché di istigazione alla corruzione.
L’indagine ha preso il via dalla denuncia di una vittima, legale rappresentante di un’impresa di costruzioni, alla quale era stata fatta una richiesta estorsiva di 150mila euro, pari al 3%, che corrisponde alla la percentuale standard per le estorsioni della criminalità organizzata, di un appalto dal valore di 5 milioni di euro inerente i lavori sul “Terzo Megalotto” della Statale 106 Jonica.
L’inchiesta durata anni, si è avvalsa non solo di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, ma anche di un attento lavoro di analisi di documentazioni fiscali, bancarie e amministrative dal quale sarebbe emerso come le somme richieste venivano ricavate tramite sovrafatturazioni messe in atto da ditte “colluse”, con l’utilizzo di documentazione falsa che attestava consegne di materiali e prestazioni di servizi sovradimensionate, così consentire di mettere in fattura anche la quota parte destinata al pagamento dell’estorsione, che sarebbe confluita nelle casse della cosca Abbruzzese di Cassano all’Ionio.
Questo meccanismo avveniva grazie all’interessamento di un intermediario un capocantiere dell’azienda, che in ogni caso non è coinvolta nell’indagine, che indicava agli imprenditori estorti a quali ditte sovrafatturare per pagare la tangente.
Tra gli arrestati figurano il reggente della cosca Abbruzzese Forastefano, Leonardo Abbruzzese detto “Nino”, attualmente detenuto al 41 bis dopo essere stato arrestato il 6 novembre 2023 in Puglia dopo un periodo di latitanza perché coinvolto nell’operazione Athena, il capocantiere, il suo autista e tre imprenditori titolari di aziende ritenute compiacenti con la ‘ndrangheta, uno di loro è anche per istigazione alla corruzione, infatti avrebbe promesso al capocantiere di una società a partecipazione statale appaltante dei lavori, incaricato di pubblico servizio, circa 20.000 per indurlo a falsificare i certificati di stato avanzamento lavori relativi allo smaltimento dell’acqua da parte dell’azienda incaricata.
Oltre agli arresti, sono anche state sottoposte a sequestro preventivo tre società e i relativi complessi aziendali, perché ritenute funzionali alla commissione delle attività illecite.