Ai vibonesi deve interessare solo la salvezza di questa importante Istituzione (ICO), ai Grandi Maestri lasciamo volentieri il gusto dello scontro: è successo tra Mozart e Salieri, tra Berlioz e Haydn… perché no tra Accardo e Veronesi?
di Maurizio Bonanno
Della vicenda legata al “cattivo” Antonio Salieri mosso da invidia nei confronti di un collega talentuoso come Wolfgang Amadeus Mozart, sebbene la storia dica non fosse del tutto vera, ne esistono racconti e leggende tali che ne è stato fatto pure un film da Oscar.
Di certo c’è che da secoli il mondo della musica cresce pure attraverso le vicende di grandi compositori del passato squassati dal malanimo nel giudizio verso altri colleghi. E la storia è prodiga di racconti di grandi musicisti che non si comportarono da galantuomini l’uno verso l’altro. Anzi.
Ad esempio, a Felix Mendelssohn, Hector Berlioz non andava per niente a genio: «La sua orchestrazione è un orribile guazzabuglio, un tale pasticcio sconnesso che una persona, dopo aver avuto una partitura tra le mani dovrebbe lavarsele», giudizio non certo elegante, né lusinghiero.
Non meno di Gaetano Donizetti che con Berlioz usò l’arma affilata della presa per i fondelli. «Egli è un pover’ uomo, ha fatto un’opera e fu fischiata, fa delle sinfonie e si fischia. Fa degli articoli e si ride. Tutti ridono e tutti fischiano».
Berlioz, dunque, una povera vittima? Non esattamente. Ecco il suo giudizio su Joseph Haydn. «I suoi assoli di flauto e tutte le sue bonomie mi danno le contrazioni e la voglia di uccidere qualcuno».
E Stravinskij?
«Detesto Beethoven e le ultime Sonate e i Quartetti più di ogni cosa» confessava. In particolare Igor’ Fëdorovi non sopportava gli ultimi tre dei sedici Quartetti scritti dal collega tedesco (proprio quelli che sono universalmente considerati degli indiscussi capolavori!).
Stravinskij stroncò il Quartetto in la minore opus 132 servendosi di volgari metafore gastronomiche: «Due fette di minuetto e tre di inno fanno un cumulo che somiglia a un sandwich a cinque strati, salvo che gli strati di inno e quelli di minuto non reagiscono l’uno con l’altro».
Ma Beethoven fu stroncato anche da Franz Joseph Haydn che dell’autore de L’Eroica disse: «Non verrà mai niente fuori da quel giovane». Mai profezia fu più cannata!
Insomma, saranno stati pure dei grandi inarrivabili, dei geni musicali, artisti impareggiabili, dei veri monumenti della nostra civiltà musicale, ma… umani, umanissimi nel loro privato: nessun aplomb, nessuno stile impeccabile, anzi… volgari e maleducati quanto basta, irrispettosi e verbalmente (ma, a volte, non solo…) violenti. Per dirla in chiave artistica, autori straordinari di musiche memorabili e pure protagonisti di storie di baruffe chiozzotte, sia pure tra titani delle sette note.
Ed allora, di che stupirsi? Perché stupirsi a proposito dell’attuale scontro Accardo-Veronesi?
Nulla di nuovo sotto il sole, direbbe qualcuno.
Lo stupore invece c’è ed è tanto dinanzi all’assalto di certe “dotte penne” che, trovando che nel surreale scontro sia stata infilata l’Orchestra Sinfonica della Calabria con sede a Vibo Valentia, ha colto l’occasione, ha afferrato il prelibato cibo per trovare agio a tornare a picchiare senza pietà su una Istituzione grandemente culturale (oltre che di grandi prospettive occupazionali per giovani musicisti), ma che non è mai stata capita dai più e che è stata maldigerita da chi invece l’aveva capita e ne aveva fiutato il pericolo di alzare troppo il livello in un territorio che invece deve trastullarsi in una felice e sana, rassicurante, mediocrità (social-culturale).
Abbiamo già riflettuto e scritto sul fatto che – da vibonesi – dovremmo rifiutare sdegnosamente il fatto di essere stati coinvolti nostro malgrado in una diatriba a noi lontana. Continuiamo a dire che l’istituzione Orchestra deve essere difesa “senza se e senza ma”, perché quando si tratta di eccellenze calabresi, c’è sempre qualcuno che fa di tutto per bloccarle, ad esempio revocando i fondi sia pure per un’inezia (non che sia giustificabile sbagliare, ma se pensiamo a quanti salvataggi di Istituzioni con milioni di debito sono stati portate a termine…). Quindi, così come abbiamo lottato quando hanno provato a scipparci il Conservatorio, così ora l’orchestra va salvata a tutti i costi. E, piuttosto che mestare nel fango (che è fango altrui), tutti, per primi noi cittadini cosiddetti semplici, dovremmo fare quadrato.
E stare al fianco dei nostri giovani, di quei musicisti che hanno pensato di realizzare il sogno di poter lavorare nella propria terra ed ora quel sogno glielo vogliono togliere. Essere al fianco di quei professori d’orchestra, che già rassegnati si definiscono “ex”, dell’Orchestra Sinfonica della Calabria, che hanno scritto una accorata realistica lettera: “In merito – spiegano – agli articoli di recente pubblicazione da parte di più testate giornalistiche inerenti alle controversie tra il maestro Salvatore Accardo e il maestro Alberto Veronesi”.
Scrivono innanzitutto ricordando che: “Noi, pur essendo leali lavoratori dipendenti, dobbiamo evidenziare che non abbiamo ancora percepito quanto dovuto per l’esercizio della nostra professione negli anni 2022/23 Gradiremmo che, in questa polemica tra “colossi” della musica, qualcuno tenesse in considerazione anche la nostra posizione. Sembra chiaro, a questo punto, che per ottenere visibilità nel mondo dei media ci sia bisogno di avere un nome in grado di far vendere qualche copia in più o che ci procuri qualche like sui social. Stranamente, in questo vociare fine a sé stesso, nessun giornalista ha ritenuto necessaria la nostra opinione, l’opinione di tutti i musicisti che hanno lavorato e hanno speso tempo e passione per qualcosa in cui credevano, e alla quale, nonostante tutto, vogliono ancora credere. Gli stessi attori che per il territorio hanno lottato nel tentativo di dare qualcosa a un comune, una provincia e una regione che troppo spesso si sono ritrovate indietro rispetto al livello medio nazionale.


“Tralasciamo le eventuali responsabilità del presidente dell’orchestra, che ricordiamo essere per le norme vigenti sempre il sindaco pro-tempore della città – scrivono ancora – ci piacerebbe invece sapere come mai per l’Orchestra Sinfonica della Calabria (al tempo ICO) i fondi siano stati ritirati e i musicisti abbandonati a sé stessi. Perché nessuno del CDA si è preoccupato di farci avere le retribuzioni, per alcuni parziale e per altri integrale del lavoro svolto con impegno e dedizione. Ci chiediamo e chiediamo allo stesso CDA, se ad oggi, vi è ancora un organismo che può essere definito Orchestra Sinfonica della Calabria? E se c’è, vi è qualcuno che attualmente lo gestisce? Quesiti legittimi e di trasparenza per noi musicisti e per i cittadini che hanno creduto in questo bellissimo progetto e necessitano risposte chiare dai responsabili di quanto avvenuto..”.
Appaiono rassegnati: “ Allo stato attuale apparirebbe chiaro che non ci sia più la possibilità di un’attività musicale per la città di Vibo Valentia, l’eterna Cenerentola d’Italia, per indisponibilità di fondi sufficienti. Noi speriamo ancora nelle amministrazioni e negli sponsor amanti della musica e della cultura musicale, perché la città di Vibo e la nostra provincia possano tornare alla ribalta sui giornali per una nobile attività, per un impegno profuso o perché qualcosa finalmente è girato nel verso giusto. Questa nostra lettera può apparire velleitaria o un vano tentativo di alcuni giovani che non vogliono arrendersi e non vogliono accettare di stare in silenzio, impegnandosi a dare voce a una categoria che per alcuni può apparire con un ruolo meno importante nella società, dimenticando spesso che l’arte è il cibo dell’anima e senza dubbio la musica è lo specchio di una società. Una società che non è in grado di realizzare alcuna melodia come può progredire? Davvero vogliamo che Vibo Valentia e tutto il territorio provinciale rimanga senza un punto di riferimento riconosciuto nel settore musicale? E/o che tutto il nostro lavoro sia reso vano da altri attori che, evidentemente, non combattevano la nostra stessa battaglia? ”.
Però, e per fortuna, ecco lo scatto d’orgoglio: “Noi non ci stiamo, chiediamo ancora risposte a chi è in grado di darcele. Chiediamo, soprattutto, a tutti i gentili lettori di non dimenticarci e di non dimenticare che noi possiamo essere motivo di rilancio e volano non semplicemente economico, ma soprattutto culturale per tutto il territorio. Ad oggi il comune di Vibo Valentia ha un teatro in attesa di riapertura, con l’aiuto di tutti gli innamorati dell’arte e della musica potremmo, insieme al Conservatorio ed altri musicisti di rango emigrati, essere nuovamente il centro nevralgico della cultura di tutta la provincia. Appare chiaro agli occhi di tutti che un teatro abbia bisogno di una sua orchestra stabile formata dai giovani musicisti del territorio. Ciò renderebbe giustizia all’alto ruolo formativo che il nostro Conservatorio riveste, grazie a insegnanti di levatura internazionale, e a studenti che dimostrano ogni giorno in tutto il mondo quanto questa istituzione sia valida”.
Ed allora, lasciamo agli artisti le loro diatribe, i loro scontri e confronti che da sempre esistono, oggi come ieri. Ed affianchiamo questi giovani che non devono firmarsi quali ex professori d’orchestra dell’ormai dismessa (ahi noi!) Orchestra Sinfonica della Calabria.

No, non vogliamo che siano “ex” e non vogliamo che l’Orchestra sia “ormai dismessa”. No. Chi ha compiti politici, istituzionali, amministrativi, si assuma l’impegno che sia fatto pure l’impossibile perché Vibo Valentia torni ad essere in linea con il suo glorioso passato, che deve diventare futuro.
Ai Grandi Maestri, ai geniali musicisti lasciamo volentieri il gusto dello scontro: è successo tra Mozart e Salieri, tra Berlioz e Haydn… perché no tra Accardo e Veronesi?
Per noi vibonesi, questi due Maestri sono invece i protagonisti meritori della nascita di una Orchestra che non vogliamo venga dismessa!
Facciamo quadrato. Mobilitiamoci perché riprenda la sua attività l’Orchestra Sinfonica della Calabria con sede a Vibo Valentia.