Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 2 febbraio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi
oggi celebriamo la Presentazione del Signore; oggi contempliamo l’umiltà del Creatore che si sottomette alla legge che egli stesso aveva dato Mosè sul monte Sinai; oggi nelle chiese si benedicono e si accendono le candele in omaggio al Bambino Gesù, chiamato da Simeone: “Luce rivelata alle genti e gloria del popolo” . È questo il motivo per cui questa festa veniva chiamata dalla pietà popolare, fino a qualche anno fa, la Candelora.
Ascoltiamo il testo di Luca nelle parti più salienti:
“Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la legge prescriveva a suo riguardo, anche egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: “Ora, puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”…. C’era anche una profetessa Anna, figlia di Fanuele della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte è giorno, con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavo la redenzione di Gerusalemme”. (Luca 2,22-40).
Quel giorno, il quarantesimo giorno della nascita di Gesù, Giuseppe e Maria , di buon mattino, sono saliti da Betlemme a Gerusalemme per adempiere la purificazione rituale riguardante la legge prescritta da Mosè. Il Tempio è un crogiuolo di popoli, provenienti da tutta l’area del Mediterraneo: Bottegai, cambiavalute, artigiani, scribi e farisei, affollano i Cortili del tempio.
Da questa massa di popolo si staccano due persone: Simeone e Anna, i quali mossi dallo Spirito Santo si diriggono verso quella piccola famigliuola, sperduta fra tanta confusione. Giuseppe porta due tortore e cinque sicli d’argento( l’offerta dei poveri) per il riscatto del primogenito e Maria porta quel batuffolo di vita, legato al suo petto. Fanno parte con Elisabetta, Zaccaria, Giovanni,i pastori, gli Esseni e mille altri di un piccolo movimento di uomini e donne che, con preghiere e digiuni, attendono il Salvatore. Sono chiamati gli “Anawim”, i poveri di Dio e sono l’emblema del vero fedele che non si appoggia alla forza, al potere, alla ricchezza, ma confida in Dio e nelle sue promesse.
Simeone, non è sacerdote. È un uomo qualunque, ma uomo giusto e pio che ha vissuto a lungo ed ora ha voglia di morire, perché “sazio di anni”… Ma non può ancora morire, perché ha un appuntamento con Uno che tarda venire, ma non mancherà.
Ed ecco Colui che doveva venire è tra le sue braccia ed a lui ora rivolge una preghiera breve, ma intensa: “Ora lascia, o Signore, partire il tuo servo in pace, perché i suoi occhi hanno visto la salvezza…”.
Questo è il più bel discorso fiorito sulle labbra d’un vecchio che si sente morire contento, perché vede la sua vita realizzata pienamente.
Alla gioia di Simeone si unisce Anna con lodi a Dio, partecipando questa sua gioia a tutti coloro che attendono la redenzione di Gerusalemme. L’Evangelista Luca, sempre attento alla sensibilità femminile, ci dà una biografia di Anna,che aveva fatto del Tempio la sua casa . Anna è una profetessa, come profestesse sono state nel passato Miriam, Deborah, Culda, Noadia. Anna si è sposata ed è vissuta sette anni col marito, poi, rimasta vedova, si è dedicata a Dio, nel tempio,notte e giorno, con digiuni e preghiere, in attesa del Messia.A ottantaquattro anni quel mattino, in quel batuffolo di carne, attaccato al seno della madre, ha sentito l’odore di Dio.
Oggi due vecchi, Simeone e Anna, figli del Vecchio Testamento, irrompono nel Nuovo Testamento: passato e futuro, vecchiaia e infanzia sono nelle loro braccia. E vedono in quel neonato “la salvezza preparata per tutti”. E si compie l’antica profezia: “Ecco io faccio una cosa nuova – dice il Signore – proprio, ora, germoglia, non ve ne accorgete?”( Isaia 43, 18-19).
Questa pagina parla, ancora, a noi, oggi!
I bambini vengono presentati a Dio con la Grazia del santo Battesimo. E nel presentarli i genitori si assumono l’impegno di partorirli, giorno dopo giorno, con un processo educativo, che impegna spazio e tempo della loro vita.
La vita dei piccoli in famiglia, a scuola, in tutte le agenzie educative, deve essere aiutata a scorrere, non fermata. Se la si ferma diventa malata come un fiume che, fermato diviene palude, diviene acqua infetta .
Buona domenica e buona festa della Presentazione del Signore.
Don Giuseppe Fiorillo.