Il nostro editoriale che ottenendo una serie di reazioni immediate, in quantità tale da essere confortante. Si stanno susseguendo una serie di risposte e condivisioni di molti vibonesi. Alcuni di questi pensieri, più articolati, riteniamo utile che siano pubblicati
di Raffaele Suppa*
A commento del nostro editoriale, riceviamo e volentieri pubblichiamo queste riflessioni del Dirigente Scolastico dei Licei, Classico Morelli ed Artistico Colao, ringraziandolo per questo suo gradito contributo,
Io non sono nelle condizioni di prendere in prestito la poesia di Giorgio Gaber, ma credo che più semplicemente si possa inviare una lettera aperta dal seguente tenore:
Egregio Signor Sindaco, cari concittadini,
vi scrivo con il cuore pesante, attraversato da quella stessa amarezza che trovo negli sguardi per strada, nelle voci stanche di chi si sente abbandonato, tradito, stanco di sperare. Questa città, la nostra città, sembra affondare ogni giorno di più in una nebbia di disillusione, dove le parole hanno perso il loro peso e la bellezza del passato si sgretola nell’indifferenza del presente.
Abbiamo creduto, abbiamo lottato, abbiamo amato questa città come fosse una madre. Ma quante volte l’abbiamo vista venduta, svenduta, oltraggiata da chi avrebbe dovuto custodirla? Quante volte ci siamo illusi che qualcosa potesse cambiare davvero? E oggi ci ritroviamo a stringere i pugni in tasca, con la rabbia muta di chi vorrebbe urlare ma non sa più se serva a qualcosa.
Signor Sindaco, non le chiedo miracoli. Le chiedo di ricordare che questa città non è solo un agglomerato di strade e palazzi, ma è fatta di persone, di storie, di un orgoglio che non può essere cancellato neanche dalla più cupa disperazione. Ci dia un segno, una prova che non tutto è perduto, che dietro le luci spente esiste ancora la possibilità di un nuovo giorno.
E a voi, concittadini, dico che sì, siamo stanchi, delusi, arrabbiati. Ma questa è casa nostra. E finché avremo voce, finché avremo mani per costruire, sguardi per riconoscerci, allora c’è ancora speranza. Non lasciamo che ci convincano che sia tutto inutile. Non smettiamo di pretendere, di sognare, di lottare.
Perché questa città siamo noi. E fino a quando avremo il coraggio di esserlo davvero, nessuna tristezza potrà davvero vincerci.
Prendendo in prestito le parole di S. Agostino: La speranza ha due figli
Indignazione e coraggio
Indignarsi per ciò che non ci piace e coraggio di cambiare.
Con amarezza, ma con ostinata speranza.
Un cittadino che ama la sua città.
*Dirigente Scolastico