Il nostro editoriale che ottenendo una serie di reazioni immediate, in quantità tale da essere confortante. Si stanno susseguendo una serie di risposte e condivisioni di molti vibonesi. Alcuni di questi pensieri, più articolati, riteniamo utile che siano pubblicati
di Cino Serrao*
A commento del nostro editoriale, riceviamo e volentieri pubblichiamo queste riflessioni di Cino Serrao, Giacinto per gli amici vibonesi, economista che da tempo ormai vive soprattutto al Nord per motivi di lavoro, ma che appena può torna volentieri nella sua città dove è nato, cresciuto, studiato ed ha ancora i suoi affetti familiari, ringraziandolo per questo suo gradito contributo,
C’era un tempo in cui Vibo Valentia brillava. Non solo in Calabria, ma ben oltre i suoi confini, era un punto di riferimento per cultura, imprenditoria, vitalità. Negli anni Ottanta, Vibo era una città all’avanguardia, un centro che sapeva osare, innovare, sperimentare. Qui si respirava il fermento di un luogo che non si accontentava di essere provincia, che sapeva guardare avanti con coraggio e ambizione.
Era una città che pulsava di iniziativa, dove il tessuto produttivo non si limitava alla mera sopravvivenza ma cercava di imporsi, di crescere, di distinguersi. L’industria, il commercio, l’agricoltura: ogni settore aveva la sua energia, la sua spinta propulsiva. Anche la cultura aveva una sua identità forte, con teatri, eventi, incontri che animavano le strade e le piazze, creando un tessuto sociale vivo, dinamico, autentico.
Oggi, cosa resta di quella Vibo?
Resta il ricordo, sbiadito, custodito nelle memorie di chi ha vissuto quei tempi e si chiede dove si sia perso quel coraggio, quella capacità di guardare oltre. Resta una città che sembra aver smarrito se stessa, che si è lasciata avvolgere da un torpore che spegne ogni iniziativa, ogni slancio. Strade vuote, piazze silenziose, luoghi che un tempo erano centri di aggregazione e oggi sono spazi senza identità.
L’industria si è fermata, il commercio sopravvive a fatica, la cultura è ridotta a sporadiche iniziative che faticano a lasciare un segno. Vibo non osa più. Non sogna più. Non crede più in se stessa. È come se avesse smarrito la propria anima, il proprio ruolo, la propria capacità di essere guida e non semplice spettatrice della sua stessa decadenza.
Eppure, la storia di Vibo è fatta di momenti di grandezza, di uomini e donne che hanno costruito, innovato, reso questa città un punto di riferimento. La domanda è: può Vibo risvegliarsi? Può ritrovare il coraggio di essere ciò che era, di tornare a essere motore e non zavorra, di riscoprire il proprio valore?
Forse la risposta è nelle mani di chi oggi vive e ama questa città. Ma per farlo serve una cosa che a Vibo sembra essersi persa per strada: la voglia di cambiare.
*Economista vibonese in trasferta