Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 23 febbraio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi,
celebriamo la 7ª domenica del tempo ordinario. Siamo nel cuore del discorso della pianura.
Domenica scorsa abbiamo vissuto il sogno di Gesù: beati voi, poveri, guai a voi, ricchi! Oggi, in questo luogo pianeggiante, risuona, nelle parole di Gesù, un annunzio inaudito e scandaloso: un annunzio di un amore unilaterale, che non esige reciprocità, l’amore anche per il nemico.
“In quel tempo, Gesù disse i suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Dai a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro… Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete i figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”… (Luca 6,27-38).
Dinnanzi a queste parole di Gesù ci troviamo in un profondo imbarazzo. Da una parte aderiamo con tutta l’anima, perché sono parole che ci vengono da Gesù e quindi hanno tutta l’autorità di Dio Padre. Dall’altra parte, ci accorgiamo che se i nemici vengono perdonati, i violenti tollerati, a chi ruba il mantello cediamo anche la tunica, il malessere cresce a dismisura. Allora che fare? Il nostro compito non è quello di abolire le leggi che regolano il buon vivere civile, ma quello di portare un po’ di sale, una piccola luce a questo mondo, a questa “aiuola che ci fa tanto feroci”.(Dante, Paradiso 22, 151). L’amore, solo l’amore ci salva: l’amore verso i nemici, il non giudicare severamente, la condivisione dei beni, la misericordia di Dio.
Questo amore per primo Gesù l’ha vissuto nella sua carne, lungo tutta la vita. A che lo tradiva offriva la sua amicizia: “Amico per questo sei qui!”. (Matteo 26, 50). A chi lo schiaffeggiava e gli sputava in faccia non rivolgeva nessuna reazione dura: “Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono” (Matteo 26,67). A chi lo crocifiggeva consegnava il perdono: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23, 34).
Gesù, vivendo e morendo in questo modo, ci ha narrato il volto di Dio che è “un Padre misericordioso verso gli ingrati e i malvagi” e ci chiede di fare altrettanto.
Per la realizzazione di questo amore, umanamente impossibile, ci invita ad attuare otto azioni concrete, otto verbi: amate, fate, benedite, pregate… offri, non rifiutare, dona, non chiedere restituzione. Otto gradini da salire per raggiungere l’amore se non vogliamo che questo mondo vada verso la distruzione, perché la notte non si sconfigge col il buio, l’odio non si vince con altro odio, perché “non c’è lievito che gonfia più dell’odio”, le ingiustizie non si riparano con la guerra che “non ha mai un volto di donna”. (Svytlana Aleksivic).
Con questo sublime brano del vangelo di Luca siamo nel cuore della misericordia di Dio. Misericordia è il compendio di amore e perdono: cammino lungo e complesso. Misericordia è, quindi, amare, fare del bene, benedire, pregare, offrire, dare, “perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”. (Luca 6,38).
Oggi una moltitudine di gente soffre e perdona ed è misericordiosa. Per tutti valga la testimonianza di un martire del secolo scorso che viene ucciso perché annunziava che siamo tutti fratelli, bisognosi di misericordia, bianchi o neri: “Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: fate quello che volete e noi vi ameremo ancora, metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora, lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri bambini e noi vi ameremo ancora”.
(Martin Luther King). Buona domenica.
Don Giuseppe Fiorillo.