Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica marzo
di mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi,
siamo in Quaresima, tempo favorevole per la riflessione e per la presa di coscienza che l’umanità sta attraversando tempi dove, spesso, ha ragione il più armato, il più violento, il più immorale; dove il potente di turno affama chi non si sottomette alla sua perversa logica di potere e dove gli sciacalli si arricchiscono rubando alla terra, che è di tutti, i beni primari.
Ora, questa seconda domenica di Quaresima viene a ricordarci che abbiamo urgente bisogno di una trasfigurazione, di un cambiamento profondo, di una fuga da questi bassifondi nei quali è precipitata l’umanità.
Andiamo al testo odierno:
“In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma quando si svegliarono videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosé e una per Elia”. Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”. Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto”. (Luca 9,28- 36).

Nella narrazione. del vangelo odierno abbiamo due eventi straordinari: uno legato alla vista, l’altro legato all’udito. L’evento visibile riguarda la trasfigurazione. Gesù si è tras-figurato, si è lasciato vedere al di là della sua figura, oltre l’immagine umana, nella sua vera essenza divina. Tutto è luce quassù. Tutto il corpo di Gesù è una teofonia, una celebrazione di splendore, un anticipo della sua Resurrezione ed anche un annuncio della nostra condizione finale, quando “I giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre”. (Matteo 13, 43).
L’evento legato all’udito riguarda Mosé ed Elia che conversano con Lui e parlano del suo esodo che sta per compiersi a Gerusalemme; ma soprattutto riguarda la voce del Padre che viene dalla nube: “Questi è il mio figlio, l’amato, in Lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!”.
L’attimo della gioia e della bellezza è tale che Pietro voleva costruire tre capanne: una per Gesù, una per Mosé, una per Elia dicendo: “Signore è bello stare qui”. Pietro, chiede di costruire capanne che sono l’immagine di ciò che custodisce e trattiene ed assicura.
Ma Gesù a Pietro e, oggi, a noi che vogliamo costruire capanne, cioè stabilità, sicurezza, comodità, ci indica movimento, cammino verso sempre nuove mete, nuovi progetti.
Gesù si avvicina ai tre, li tocca e dice loro: “Alzatevi e non temete. Andiamo”. È necessario stare con la gente, che sta in basso e camminare sulla terra ed amare la terra col suo carico di gioie, pene e di dolori.
Pietro,Giovanni e Giacomo che erano caduti in profonda depressione, giorni prima, all’annuncio di Gesù circa la sua morte e Risurrezione, ora, fortificati da tutto il bello vissuto sul Tabor, scendono colmi di gioia, guardando il lontano monte Carmelo ed i vicini colli di Gelboe e le ridenti colline di Nazareth… e vedendo giù la grande pianura, colma di gente che attende con ansia Gesù.
Buona domenica di luce e ricordiamoci che, se è grazia salire il Tabor, ancora più grazia è scendere e, col dono della trasfigurazione, saldare cielo e terra.
Don Giuseppe Fiorillo.