Riflessioni sulla pagine del Vangelo nel giorno della Pasqua 2025
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi,
la sera del Venerdì sul monte Calvario si è consumato il più grande dramma della storia. “La storia della Passione di Cristo è per me la più grande che sia mai accaduta. Ed i testi che la raccontano, i Vangeli, sono i più sublimi che siano mai stati scritti”. (Pier Paolo Pasolini.)
All’alba del giorno dopo il sabato, da quassù, dal Calvario, con la magia della luna piena, si vedono le bianche case di Gerusalemme. La città tarda a svegliarsi, perché lunghi e solenni sono stati i festeggiamenti della Pasqua.
Ora si intravede una fioca luce dentro una casa. Vegliano le donne, le donne che abbiamo visto, dolenti, ai piedi della Croce: preparano, secondo il rituale funebre, gli olii ed i profumi aromatici da portare al corpo di Gesù e rendergli quell’onore che non avevano potuto riservare la sera della Parasceve.
Quando è ancora buio aprono furtivamente la porta, prendono il viottolo che porta al Calvario e, lungo il cammino, si domandano: chi ci rotolerà la pietra del sepolcro? Ma, la grande pietra, qualche ora prima, era stata già rotolata. Gesù era venuto fuori nella sua piena Gloria. Le guardie di turno, ebraiche e romane, custodi della tomba, secondo le disposizioni di Ponzio Pilato e del Sinedrio, spaventate, di gran corsa, erano scese in città per riferire l’accaduto ai Capi.
E così le donne che salivano per onorare un morto si imbattono nel Vivente. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”.
Le donne, visto il sepolcro vuoto ed accolto, impaurite, il messaggio “dei due uomini in abito sfolgorante”, corrono giù per riferire agli Apostoli.
Pietro e Giovanni, per primi, si precipitano sul luogo del Sepolcro e “vedono i teli posati là ed il sudario – che era stato sul suo capo- non posato con i teli, ma avvolto in un luogo a parte” (Giovanni 20,6-7).
È allora che, nei pensieri di Pietro e Giovanni, ritornano le parole di Gesù: “il terzo giorno risorgerò”.
Presa coscienza dell’Evento gli Apostoli tutti andranno sulle strade del mondo e “si lasceranno sgozzare dagli avversari, piuttosto che rinunciare alla Verità che, cioè, Cristo è morto ed è risorto e vive nelle storie dell’umanità”. (Blaise Pascal).
E sarà così per migliaia e migliaia di uomini e donne lungo lo scorrere dei secoli…

Anche per noi, oggi, è Pasqua: se abbiamo il coraggio di rompere i sigilli dei nostri sepolcri imbiancati e pieni di egoismo, di indifferenza e di un certo delirio di onnipotenza; se abbiamo il coraggio di illuminare la vita dei disperati con un sorriso, con uno sguardo benevolo, con un dire coraggio fratello che soffri i morsi della solitudine, che bevi il calice dell’abbandono, che senti la spada del tradimento che ti trafigge l’anima, coraggio io sono qui, accanto a te.
È Pasqua, oggi, anche se le guerre ammorbano il mondo con la loro puzza di morte!
È vera Pasqua nel mondo se non accadrà mai più a nessun Mahmout Ajjour, bambino di nove anni che, a Gaza, una bomba, nel tranciare tutte e due le braccia, ha urlato, elevando al cielo i due moncherini: “Mamma, ora, come ti potrò abbracciare?”.
È vera Pasqua se a nessuna Sila mancherà quel minimo che è mancato a Sila. Sila, nata in una tendopoli di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, a tre settimane di vita, il 25 dicembre 2024, muore di “freddo e gelo” perché per lei non c’è stata una calda coperta, non c’è stato un bue a riscaldare la tenda, non c’è stato un litro di latte…
E sarà vera Pasqua se mai più correrà nei cieli del mondo il grido disperato di bimbe e bimbi ucraini, rubati alle loro madri e regalati alle madre russe dai grembi sterili: “mamma non mi lasciare, mamma non mi abbandonare”.
Buona Pasqua 2025 e che possiamo, nel nostro piccolo, abbattere muri e costruire ponti, creare spazi aperti, danzare la vita, sentirci fratelli tutti!
Don Giuseppe