La sesta sezione penale della Corte ha rigettato il ricorso della Procura Generale contro la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro che aveva confermato l’assoluzione di Mario Occhiuto, ritenendolo inammissibile
È finita la lunga odissea giudiziaria per Mario Occhiuto che era stato accusato per diversi episodi di peculato relativi a rimborsi per missioni istituzionali tra il 2013 e il 2017, quando era sindaco di Cosenza.
La sesta sezione penale della Corte di Cassazione, rigettando il ricorso della Procura Generale contro la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro che aveva confermato l’assoluzione di Mario Occhiuto, ritenendolo inammissibile, ha messo la parola fine a questa vicenda.
All’ex primo cittadino di Cosenza, e ora senatore di Forza Italia, veniva contestato il fatto di aver percepito anticipazioni e rimborsi per spese non giustificate da attività istituzionali effettive.
In primo grado, il gup di Cosenza, all’esito di giudizio abbreviato, lo aveva assolto per non aver commesso il fatto (capi d’accusa A e B, concernenti la falsificazione dei documenti di spesa da parte del capo segreteria Giuseppe Cirò) e perché il fatto non sussiste (capi d’imputazione C e D, relativi a rimborsi fondati su documentazione irregolare o carente).
La Procura generale di Catanzaro, aveva fatto appello e la Corte lo aveva rigettato, ora anche la Cassazione ha confermato l’assoluzione che diventa definitiva.