L’abbattimento delle barriere architettoniche non è solo un modo per inserire i disabili, ma un’opportunità offerta a chiunque nel momento del bisogno
di Rosario Rito
Molti di voi mi conoscono, anche solo per via social o scritti e sapete che mai ho fatto discorsi a favore dei disabili o favoritismi a qualcuno. Ho sempre cercato di essere obiettivo. A me interessa la persona come entità soggettiva. Per me, siamo tutti disuguali, ma non dissimili nelle limitazioni fisiche, pratiche e materiali e con ciò credo che come l’autonomia si possiede, sostiene e soprattutto, si realizza anche attraverso supporti, è sempre rivolta a un limite, oltre che ad un fine.
Detto questo, prima di affrontare il discorso sulle barriere architettoniche e del loro ostacolo che creano per la nostra socializzazione con gli altri, va detto che uno dei maggiori bisogni che noi abbiamo innato è quello della comunicazione, dello stare insieme, parlare, scambiarci emozioni e sensazioni. Ciò significa che pur essendo nati singolarmente, necessitiamo della presenza degli altri: del loro conforto, delle loro battute, sorrisi, speranze, sofferenze e – perché no? – anche litigate. Anche le litigate servono per sentirci vivi e partecipi del mondo che ci circonda.
Da questo stato di fatto o bisogno che non hanno solo chi è seduto su una carrozzella, non vedente, anziano, ma qualunque persona e tra poco vedremo anche il perché, nasce il discorso o la problematica delle barriere architettoniche, che, se nell’immediato possono apparire per il libero transito di una carrozzina, passeggino o persone di agilità motorie non sufficientemente idonee a compiere quel particolare percorso, tratto di strada o altro, nella sostanza sono la rappresentazione del nostro essere esclusi domani.
Ma andiamo per ordine, cercando soprattutto di non cadere nella retorica, come di solito succede quando si parla di disabilità o anzianità. Sì, discorsi ambigui perché come vedremo, sono due realtà umane che non solo ci toccano da vicino, ma riguardano tutti noi. Non me ne vogliate, ma anche se fa paura ammetterlo, contro la natura umana non si può andare.
Per comprendere cosa è una barriera architettonica e cosa può rappresentare sotto il profilo della socializzazione di ognuno di noi, oltre che scolastico, lavorativo, e capire, come già detto, il perché non riguarda solo i disabili, non vedenti, donne in attesa di un bambino, anziani e così via, bisogna prendere consapevolezza della deformità che esiste tra il ‘Poter camminare autonomamente’, e il ‘Potersi muovere liberamente’.
Le due frasi anche se sembrano identiche, sono diverse, una nasconde in sé il concetto di limitazione e l’altra di un possibile impedimento. Infatti, se la prima, oltre a sottolineare la possibilità del poter camminare con le proprie gambe, può essere limitata da diversi fattori, come stanchezza, debolezza, fatica, lentezza e così via; la seconda, oltre a essere fatta tramite mezzi di transito, ostacolata da gradini, strade malandate, porte e camere strette, porta con sé emarginazione, solitudine interiore, non rendendoci liberi neanche di andare a prendere un caffè con la propria carrozzina elettrica o semplice per chi ha forza nelle proprie braccia.
Perché il poter camminare autonomamente è limitato?
Semplicemente perché, come accennato poc’anzi, seppur le proprie o nostre gambe, possiedono una notevole e impareggiabile scioltezza, le stesse, oltre a essere soggette a stanchezza, possono anche subire delle mutazioni a causa di incidente stradale, incidente sul lavoro, malattie particolari. Dunque, per forza di cose, quel ‘Poter camminare autonomamente’, si tramuta, e non per propria volontà, in un ‘Potersi muovere liberamente’. Ciò dovrebbe far comprendere che come oggi quel gradino può essere d’ostacolo a un passeggino, carrozzella, due soccorritori con una barella in mano e pericoloso per una futura madre, può tramutarsi per sfortuna o maledizione del fato, a una nostra emarginazione ed esclusione sociale del domani.
Oltre a questo, va tenuto presente che con l’avanzamento dell’età biologica, le proprie agilità corporee, compresi vista e udito, perdono agilità, funzione e non per disgrazie o altro donate dal fato, ma per naturalezza. Siamo di carne e ossa, non di ferro o metallo come i robot. Anzi… anche il metallo e il ferro si arrugginiscono col passar del tempo e non dico altro.
Questa nostra realtà umana, ci conduce a dover dire con molta franchezza che il continuare a sostenere che l’abbattimento delle barriere architettoniche è per favorire l’inserimento sociale delle persone non camminandi, non vedenti o per tutelare le future madri, (donne in attesa del proprio nascituro), anziani e così via, è la peggiore incoscienza e indifferenza che possiamo nutrire nei confronti di noi stessi, soprattutto riguardo alla nostra futura vita sociale. Come tutti siamo destinati all’anzianità, tutti abbiamo il diritto di muoverci liberamente, perché siamo nati per convivere e socializzare con gli altri.
Ognuno di noi per essere libero, deve potersi muovere con il suo mezzo, il suo supporto, poiché se non ci si concede questo, si nega l’essere persona e con ciò, il suo socializzare con altre anime.
Prima di essere disabile, donna in attesa, non vedenti, anziani e chi più ne ha più ne metta, siamo pensiero, sensazione, emozione, speranza che per essere sostenibili, hanno bisogno di comunicazione, confronto, sostegno e quando occorre, negazione. Possibilità questa che non può avvenire se continuiamo a sostenere che uno scivolo serve al libero ingresso a una persona in carrozzina, come un bagno grande, al suo libero muoversi per agevolare i movimenti di chi n‘è seduto sopra.
Sì, certo. Il discorso non fa una piega, ma rimane fine a se stesso, se rimane solo scivolo per quattro ruote e non socializzazione di un’anima che è fonte di pensiero, emozioni, sensazioni. Sì, la tua, la nostra anima di un domani che è semplicemente, il nostro non restare chiusi in casa. Non esiste solitudine più atroce di quella che dopo una vita di lavoro, condivisione, serate con gli amici, ci si ritrova soli in casa perché dei banali gradini t’impediscono la libertà di muoversi o un bagno stretto e piccolo che non ti dà la possibilità di fare un tuo bisogno corporeo.
Se autonomi si può nascere e abili si diventa perfezionando la propria destrezza, come tutti siamo soggetti a limitazioni, nessuno è tanto libero da non incontrare barriere, soprattutto nel momento in cui, la nostra superficialità ci rende incoscienti che quel che ci rende liberi oggi, avrà bisogno di sostegno e supporto domani. Nulla è per sempre, poiché siamo soggetti limitati, principalmente nelle nostre agilità corporee.