Una soluzione traumatica, ma inevitabile con un centrodestra diviso e in crisi d’identità ed il paradosso di un Presidente “sfiduciato” ma sempre in carica
La politica vibonese non si è ancora ripresa dallo choc dei risultati delle recenti elezioni regionali, che vedono questo territorio con un solo rappresentante in Consiglio regionale e, vivendo questo momento di impasse, scarica le tensione dando una violenta spallata. È ciò che è accaduto alla Provincia di Vibo Valentia, ennesimo esempio di una deriva istituzionale e politica che allontana i rappresentanti dalle comunità che dovrebbero servire.
La inevitabile decadenza del Consiglio provinciale, determinata dalle dimissioni di massa della maggioranza dei consiglieri, è solo l’epilogo di una crisi annunciata. A determinare la fine dell’assemblea sono stati ben sette consiglieri, tra cui esponenti del centrodestra e – fatto politicamente rilevante – anche membri di Forza Italia, lo stesso partito del presidente Corrado L’Andolina. Un gesto che certifica una frattura insanabile all’interno della maggioranza e che disegna i contorni di una vera e propria implosione politica.
La peculiarità della normativa sulle province – in questo caso le elezioni di secondo livello – rende possibile una situazione paradossale: il presidente L’Andolina resta in carica, nonostante sia stato politicamente abbandonato dalla sua stessa maggioranza. Il fatto che tra presidente e Consiglio non esista un vincolo fiduciario esplicito, come invece avviene nei comuni o a livello nazionale, impedisce lo scioglimento automatico dell’intero governo provinciale.
Questo scenario mostra i limiti evidenti della riforma Delrio, che ha svuotato le province di ruolo politico diretto, ma le ha mantenute in vita in una forma ibrida, con un’elezione indiretta che spesso genera dinamiche opache e poco trasparenti. Il risultato? Organismi istituzionali deboli, attraversati da logiche di potere più che da progettualità condivise.
L’aspetto più significativo di questa crisi è forse la spaccatura interna al centrodestra vibonese. Il fatto che anche i consiglieri “azzurri” abbiano lasciato il Consiglio certifica un profondo disagio politico: L’Andolina, pur formalmente ancora presidente, si ritrova politicamente delegittimato, isolato, con una maggioranza svanita e una provincia di fatto paralizzata.
Questo episodio rappresenta il sintomo di una crisi più ampia che tocca l’intero sistema politico a Vibo Valentia come in Calabria e, più in generale, a livello nazionale: personalismi, mancanza di visione, incapacità di fare sintesi all’interno delle coalizioni. I partiti sembrano più interessati alla gestione delle poltrone che alla coesione interna o alla stabilità amministrativa.
Le dimissioni in massa sono un atto forte, traumatico, che priva la provincia di una guida politica fino alle nuove elezioni. Ma forse, proprio per questo, rappresentano anche un atto di responsabilità: una rottura necessaria per uscire da una situazione di stallo che rischiava di rendere l’ente del tutto ingovernabile.
A lasciare l’assemblea provinciale sono: Nicola Cosimo Pata, Alessandro Lacquaniti, Carmine Franzé, Giampiero Calafati, Serena Lo Schiavo, Antonino Schinella e Vincenzo Pagnotta. A rimanere al loro posto: Carmine Mangiardi, Nicola La Sorba e Vincenzo Lentini.

Nei prossimi 90 giorni si tornerà a votare. Non saranno i cittadini a scegliere direttamente, ma gli amministratori locali, secondo la logica delle elezioni di secondo livello. Un’occasione per tutti i protagonisti – partiti, sindaci, consiglieri comunali – di riflettere su cosa vogliono fare della Provincia di Vibo Valentia: un teatro di scontri interni, oppure un ente realmente al servizio del territorio.
Il caso di Vibo Valentia è una cartina di tornasole delle difficoltà della politica locale: divisioni, incoerenze, leadership deboli e un sistema istituzionale che non aiuta la stabilità. Ora serve un cambio di passo, un’assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Perché la crisi non è solo del Consiglio provinciale: è la crisi della rappresentanza stessa.