Riflessioni, suggerimenti. imbeccate a chi, per ruolo ed incarico, non può permettere che una città sia messa in ginocchio
di Maurizio Bonanno
Dinanzi all’imponderabile, non c’è via d’uscita. Dinanzi all’imprevedibile non è la caccia al colpevole che risolve il problema: sfortuna? Fatalità? Destino cinico e baro? Responsabilità da ricercare nelle passate gestioni?
Sarà certamente così, ma il dato di fatto è che Vibo Valentia in questo momento è costretta a vivere giorni socialmente drammatici, per tutti i cittadini indistintamente ed ancora di più per chi già vive una condizione di disagio e di precarietà, come evidenziatoci del Portavoce provinciale del Forum del Terzo Settore, Pino Conocchiella.
Certo, non è serio, non è giusto pensare di sfruttare cinicamente questo dramma sociale per fini politici: il Comune si sta prodigando per come può, la Prefettura sta svolgendo il suo ruolo avendo convocato i tecnici della Sorical, sostenendo le iniziative intraprese dal Sindaco con la Protezione Civile regionale. Finanche alla Sorical non ci sarebbe nulla da imputare: tecnici e maestranze si sono subito messi a lavoro e stanno lavorando alacremente… ma quanto accaduto è di portata eccezionale ed è inevitabile che dovranno passare dei giorni prima di un ritorno ad una accettabile normalità.
Ed allora? Che fare? Che dire?
Quanto accaduto – per quanto imponderabile, imprevedibile, fatale e sfortunato possa essere definito – scopre un punto debole che riguarda direttamente gli attori di questa assurda situazione che mette in ginocchio – ed ancora di più lo farà nei prossimi giorni – una comunità intera e l’economia, già asfittica di questa città.
Vibo Valentia – tra pandemia galoppante, crisi economica e crisi sociale incombente e adesso emergenza idrica – sembra come scaraventata in uno stato di guerra. Cittadini, commercianti, imprenditori, titolari di attività sono esasperati. In tanti, nonostante ci siano le autobotti, sono costretti a rifornirsi a pagamento di acqua per poter riempire i serbatoi. E tutto questo rende ancora più ingiusto ed iniquo quanto sta accadendo.
Eppure, qualche considerazione è bene farla. Si deve pur fare.
Questa vicenda legata all’approvvigionamento idrico a Vibo Valentia, merita qualche riflessione in più, che ci riguarda come cittadini non passivi, lontano da ogni speculazione politica, ma certo senza ignorare ulteriormente il problema.
È da decenni che Vibo Valentia ha il grave problema legato alla fatiscenza e vetustà della sua rete idrica e fognante. È da una quindicina d’anni, che, con il passaggio della gestione idrica alla Sorical, con relativa rinuncia all’utilizzo delle risorse in proprio, si pone una questione che ha portato più di una persona a suggerire il superamento del legame con l’acqua dell’Alaco.
Alla Sorical l’onore delle armi per l’impegno che sta profondendo alla soluzione del problema, all’amministrazione comunale ed il suo sindaco Maria Limardo sia dato atto che qualche giorno fa aveva già lanciato l’allarme con una chiamata alle responsabilità all’azienda che gestisce il servizio.
Ciò premesso, però, un interrogativo si pone.
Com’è possibile che un’azienda di tale livello non abbia nella propria programmazione il cosiddetto “Piano B”? com’è possibile che non si sia considerato che dinanzi al più improbabile, ma sempre sciaguratamente possibile, imprevisto, di proporzioni drammatiche com’è purtroppo accaduto, non sia stato immaginato un “Piano di emergenza”?
È serio, civile, normale per un’azienda di servizi essenziali porre un intero territorio ed un capoluogo di provincia in una situazione di tale criticità?
Il cosiddetto “Piano B” dovrebbe rappresentare in una società evoluta uno dei principi ovvii per evitare collassi di questa portata. Il Comune di Vibo Valentia ha chiesto conto e ragione di ciò? Ha chiesto perché non sono stati fatti? ha chiesto se finora sono state fatte verifiche delle reti? attività di manutenzione ordinaria e straordinaria? Ha chiesto perché, dinanzi ad una simile drammatica emergenza, non esiste un piano alternativo, sia pure temporaneo, ma comunque in grado di non mettere in ginocchio un’intera comunità?
Amministrare è anche questo. Certo, c’è da affrontare le emergenze quotidiane, ma anche – vorrei dire, soprattutto – c’è la necessità (è per questo che si richiede la competenza della politica, altrimenti basterebbero dirigenti e tecnici!) di programmare, prevedere, attrezzarsi, soprattutto quando si fa riferimento alla gestione di un bene primario ed essenziale come l’acqua, specie quando si sa che si ha a che fare con una rete vetusta come la nostra!
Non sembra sia stato fatto!
A questo punto, si colga l’occasione e si faccia in modo che questo titanico sacrificio al quale sono chiamati i vibonesi non sia vano. Essere amministratori è innanzitutto assumersi responsabilità ed il riferimento è al pubblico quanto al privato: all’amministrazione comunale quanto alla Sorical.
Quindi, si assuma l’incarico di aprire, una volta per tutte, un tavolo tecnico, al quale far sedere con gli amministratori pubblici e privati, geologi, ingegneri, rappresentanti degli ordini professionali e docenti universitari, tutti in possesso delle relative competenze: per capire, progettare, agire.
Ed allora, innanzitutto si abbia il coraggio di riconoscere i propri errori ed i limiti di una mancata programmazione e si chieda scusa. Umilmente, si chini il capo dinanzi alla gente comune, ai semplici cittadini e si chieda scusa.
Infine, si risponda anche ad una semplice domanda: Vibo Valentia è nelle condizioni di avere una autonomia idrica?
Circa vent’anni fa pare fosse così, poi…