Riflessioni alla luce della classifica pubblicata oggi dal quotidiano economico Il Sole 24Ore sulla “Qualità della vita 2022”
di Maurizio Bonanno
Si avvicina la fine dell’anno ed iniziano le immancabili classifiche sulla qualità della vita. Classifiche che puntualmente condannano le città del Sud e che sono – altrettanto puntualmente – vere sentenze di condanna per città come Vibo Valentia.
È una classifica dai dati contradditori e per certi versi paradossale quella che stamattina presenta il quotidiano economico Il Sole 24Ore.
Vibo Valentia è amaramente (e come sempre!) in fondo alla classifica: in posizione 103 su 107. Eppure, è a suo modo un dato positivo, perché Vibo Valentia è segnata in crescita, sebbene di una sola posizione. Certo, non è il caso di cantare vittoria: si è sempre in fondo alla classifica; ma è un piccolo passo avanti, considerato che dietro sono posizionate Foggia, Caltanissetta, Isernia e Crotone, ultima in classifica; e Reggio Calabria supera Vibo Valentia di appena una posizione (102°).
Non è nemmeno il caso di meravigliarsi. Se, come afferma lo stesso quotidiano economico, “La ricerca del Sole 24 Ore sulla Qualità della vita, arrivata al 33esimo anno, spiega il nostro Paese attraverso una miniera di dati territoriali che si rivelano necessari per conoscere la realtà di oggi e costruire il futuro”, è evidente che, facendo i conti con la realtà, non si può fare altro che recriminare per questioni che chi qui vive conosce bene: mancanza di servizi, mancanza di strutture (ad esempio, il teatro? Quando la città avrà un suo teatro?), crollo dei consumi e la via principale del commercio (corso Vittorio Emanuele) è un cimitero di negozi dismessi.
Allora, non ci resta che piangere (ci chiediamo parafrasando il titolo di un bel vecchio film… comico)?
No. Non è il caso, non serve.
Piuttosto, sia utile questa classifica per capire. E possibilmente agire.
Si è detto, ad inizio di questo commento, che si tratta di una classifica che, per quanto riguarda Vibo Valentia, appare contradditoria fino al paradosso.
Due i dati dal contrasto stridente.
Vibo Valentia è la città dove il sindaco è donna, dove il prefetto è donna, dove molti assessori sono donna… e molte donne si incontrano alla guida di sodalizi ed associazioni. Ebbene, Vibo Valentia è ultima – ultima! – proprio nella classifica che analizza il benessere delle donne.
Precisa Il Sole 24Ore: “Questa è la seconda edizione della Qualità della vita delle donne, indice sintetico che ha debuttato nell’indagine annuale del Sole 24 Ore lo scorso anno, quando alcuni indicatori già utilizzati per comporre la classifica generale sono stati potenziati e scorporati creando un focus sul benessere femminile”. In base a questo tipo di analisi, è la provincia di Monza a vincere la classifica, perché – viene spiegato – “centra in pieno l’obiettivo della riduzione del gap occupazionale tra uomini e donne, con un tasso di quasi tre volte inferiore alla media nazionale”; ma l’indice di “benessere nelle donne” è dato dalla qualità e dalla quantità di alcuni, precisi servizi offerti: “Forte di oltre 90 istituti scolastici – spiega Il Sole 24Ore – la città di Monza ha anche investito negli ultimi anni sui servizi alla famiglia, arrivando al 42% di copertura dei posti negli asili nido”.
Questo è il paradosso. E la contraddizione?
Vibo Valentia schizza improvvisamente in alto nella classifica riguardante l’imprenditoria giovanile. Infatti la città domina la graduatoria per numero di aziende guidate da under 35, seguita da Crotone seconda; quindi, Catanzaro sesta, Reggio Calabria decima, Cosenza ventesima.
C’è, dunque, un barlume di speranza?
Leggendo questa classifica, probabilmente sì. A patto che si dia spazio alla voglia di fare impresa dei giovani, proprio quella categoria sociale che non fa distinzione di genere.
Ed allora, sebbene ancora non sia una città per donne, l’unica aspettativa di futuro migliore per Vibo Valentia sono i giovani.
Fidiamoci di loro. Affidiamoci a loro.