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Il valore della Memoria. Mai più Auschwitz, mai più Shoah, mai più Guerre

27 gennaio: una riflessione… postuma

di Alberto Capria

Nell’inferno nel quale siamo immersi, scriveva Italo Calvino, abbiamo due possibilità di azione: la prima è semplice e prevede l’accettare l’inferno ed abituarcisi fino a farne parte. La seconda, più difficile, presuppone riflessione per individuare –  nell’Inferno – cosa inferno non è: e dargli spazio, speranza, fiato, vita.

            Ci sono appuntamenti che sollecitano riflessioni ed il 27 gennaio è certamente uno di questi; ma, riprendendo le parole di Imre Kertèzs, il racconto delle tragedie passate deve servire a capire il male, non a celebrare una ricorrenza; e nella Giornata della memoria ci sono insegnamenti ed evidenze che spesso, stranamente, sottovalutiamo.

            L’evidenza è costituita dalla dimostrazione che la tragedia della Shoah ha insegnato poco: negazionismi, discriminazioni, guerre sono presenti nella civilissima nostra Europa!

            L’insegnamento attuale è stato ben messo in luce dal Presidente Mattarella “Il fascismo, il nazismo, il razzismo non furono funghi velenosi nati per caso nel giardino ben curato della civiltà europea. Furono il prodotto di correnti pseudo culturali e persino di mode e atteggiamenti che affondavano le radici nei decenni precedenti. Ed allora – è sempre il nostro Presidente che parla –  bisogna essere molto guardinghi da certi rigurgiti e paure simili a quelli che, nel primo Novecento, portarono l’Italia ad affidarsi all’uomo forte”.

            In poche parole, tutto quello che è accaduto è stato possibile perché molti hanno osservato senza vedere, udito senza ascoltare, vissuto senza vivere.

            E’ quello che Liliana Segre definisce con la parola: indifferenza, scritta a caratteri cubitali al Memoriale della Shoah del Binario 21 della Stazione Centrale di Milano.

            Dovunque vengano negate le libertà fondamentali dell’uomo, dovunque si pensi di risolvere i problemi affidandosi all’uomo forte, dovunque vengano richiesti pieni poteri, ci si avvia verso un percorso fascista dal quale, una volta intrapreso, è difficile tornare indietro.

            Tutte le volte che si fa finta di non vedere o non udire, tutte le volte che anche di fronte a fatti di cronaca pronunciamo la fatidica frase “sono fatti loro”, ogni volta che ci comportiamo da “abitanti” e non da “cittadini”, diventiamo CONNIVENTI: esattamente come lo Stato Italiano negli anni 30 del secolo scorso. Tutti siamo convinti che dopo l’8 settembre l’Italia sia diventata improvvisamente vittima: non è così. L’Italia ha condiviso il folle progetto nazista ed anche dopo l’8 settembre, con la Repubblica Sociale Italiana, ha proseguito la connivenza con i Nazisti.

            Marcello Pezzetti, storico esperto di Shoah, lo ha più volte ribadito: “i vertici dello Stato, sapevano cosa stava accadendo in Italia (Fossoli, Tarsia, Servigliano, San Sabba) in Polonia (Auschwitz, Birkenau, Treblinka) in Germania (Buckenwald, Dachau, Mauthausen).

            Dobbiamo fare i conti con il nostro passato, tenendo sempre accesa la fiaccola della memoria; soprattutto nel nostro tempo nel quale, per legge di natura, il numero di sopravvissuti si sta inesorabilmente estinguendo.

            Ed allora si viva una vita piena, ci si indigni, si alzi la voce, si partecipi attivamente: questo è il valore ed il senso di una giornata della memoria che vada oltre  il singolo giorno, che non si trasformi in un compleanno, che duri un anno intero, anzi una vita intera.

            Solo così invereremo e daremo sostanza al grido di dolore di Primo Levi: ricordatevi, ricordiamoci che questo è stato.

            La Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, ha cancellato le ignominie della dittatura senza dimenticarle: per questa ragione la memoria è un fondamento della Repubblica che si basa sui principi di uguaglianza e di libertà, con il riconoscimento pieno dei diritti universali di ciascuna persona, contro la barbarie dell’arbitrio, della violenza, della sopraffazione. Mai più Auschwitz, mai più Shoah, mai più Guerre.

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