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La scuola oggi. Dirigenza scolastica fra molestie burocratiche e competenze pedagogiche

Chi guida una scuola non può essere equiparato ad un qualunque dirigente della pubblica amministrazione. Analisi e riflessioni di un dirigente scolastico

di Alberto Capria*

I cambiamenti continui a cui la nostra società è sottoposta ed alcune (giuste) polemiche sorte in seguito ad esternazioni poco pensate, rendono complicato riflettere su alcuni temi che riguardano la scuola. E ciò è paradossale, atteso che l’Istruzione è la base ineludibile per poter costruire un orizzonte di senso per il nostro continente.
Se è complicato discutere con cognizioni di causa sul mondo della scuola, parlare di ruoli, compiti e prerogative dei Dirigenti scolastici può comportare … rischi all’incolumità.
Asserire che i Dirigenti scolastici ricoprono un ruolo strategico nella vita quotidiana della scuola, è comunque affermazione facilmente condivisibile; promuovono infatti, per dettato normativo, gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi.
Orbene, quando si parla di processi formativi, si deve fare riferimento al curricolo, alla didattica, alla valutazione, alla pedagogia, alle innovazioni tecnologiche, al clima relazionale, ai collegamenti fra le diverse componenti della scuola.
Mi chiedo dunque quale ratio ci sia nella certosina attenzione, posta dai “superiori” uffici ministeriali centrali e periferici, sulla funzione amministrativo burocratica che condiziona e zavorra pesantemente la leadership educativa che un buon Dirigente scolastico deve obbligatoriamente e prioritariamente esercitare.
E’ forse il pegno che bisogna pagare per la retorica manageriale – confindustriale ormai da tempo circolante, in base alla quale le Istituzioni Scolastiche devono necessariamente essere gestite secondo sciocche logiche di risultato?
Una sorta di campionato della stupidità nel quale bisogna raggiungere “standard” definiti dagli esperti di turno, per potere essere positivamente valutati e magari essere premiati da Fondazioni o essere presi in considerazione da chi si occupa di statistiche.
C’è nella dirigenza scolastica una caratteristica che la rende unica e diversa dalle altre dirigenze pubbliche; e ciò è dimostrato dal fatto che il legislatore stabilì che al reclutamento (concorso) potessero partecipare solo e soltanto i docenti, enfatizzando
dunque l’aspetto didattico – educativo della nuova figura dirigenziale.
Concretamente, purtroppo, la dimensione educativo/didattica nella quotidianità lavorativa del Dirigente scolastico tende ad assumere un ruolo sempre più residuale. E’ questo uno dei problemi che fa smarrire la connotazione della nostra scuola,
soprattutto se messa a confronto con altre realtà europee che non conoscono molestie burocratiche.
Ed allora, e finalmente, si smetta di pensare al Dirigente scolastico come ad un qualunque dirigente della pubblica amministrazione, teso ad implementare ed attuare la ciclica riforma annunciata come svolta epocale e ad occuparsi di organici, contenziosi, monitoraggi quotidiani, graduatorie e varie incombenze acefale.
Nello svolgere correttamente il ruolo di Dirigente scolastico secondo il dettato normativo (DPR 165/01) , è deontologicamente obbligatorio dare sostanza prioritaria alle competenze didattico/pedagogiche acquisite durante la precedente esperienza di docente, riducendo al minimo indispensabile l’aspetto burocratico/amministrativo.
Significa in buona sostanza raccogliere – esaltandola – l’eredità della “Paideia” greca, strumento vitale per affrontare i tanti, datati problemi della scuola italiana: sempre denunciati, mai seriamente affrontati.


*Dirigente Scolastico

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