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La trasferta del Governo Meloni a Cutro tra atto simbolico e atti concreti, tra linea dura e solidarietà

Brevi riflessioni all’indomani di un evento politico che ha portato alla ribalta nazionale il piccolo centro del Crotonese

di Maurizio Bonanno

Dal dato puramente simbolico, ai dati di fatto.

Dall’aver simbolicamente trasferito per un pomeriggio il Consiglio dei Ministri a Cutro, alle decisioni, non simboliche ma concrete, assunte nel corso di questa insolita riunione fuori sede del governo.

Al di là di ogni considerazione che spetta alla politica, al di là delle proteste e dei consensi, ciò che rimane quale atto formale è rivendicare la linea dura e, al tempo stesso, dimostrare solidarietà e vicinanza ai familiari delle 72 vittime di questo naufragio.

Il governo a Cutro ha deciso di inasprire le pene per gli scafisti ed i trafficanti di uomini portandole fino a trent’anni e rendendo il reato perseguibile in Italia anche se compiuto in acque internazionali. Nel contempo, il governo ha deciso la riapertura del flussi regolari per far capire ai potenziali immigrati che conviene arrivare in Italia regolarmente piuttosto che affidarsi a scafisti senza scrupoli.

Dunque, dopo giorni di attacchi e di polemiche, il premier Giorgia Meloni arriva a Cutro, a pochi km dal tratto di mare dove hanno perso la vita 72 migranti (questo è il dato ufficiale ad oggi, ma l’aggiornamento è drammaticamente continuo!), schiera i suoi ministri mettendoci la faccia per annunciare una raffica di provvedimenti che aprono all’accoglienza ai migranti regolari con il decreto flussi ed allungano i permessi di soggiorno, ma chiudono in modo perentorio a quelli irregolari puntando anche alla eliminazione dei permessi di protezione speciale, fermo restando il diritto d’asilo.

Presentati questi provvedimenti nel corso di una conferenza stampa che non ha stemperato il clima teso, prova a smentire spaccature nella sua maggioranza sottolineando che il decreto è stato votato all’unanimità e definendo “surreali” le ricostruzioni che descrivono una maggioranza divisa.

Questa che, comunque la si voglia giudicare, resterà una giornata storica per la piccola cittadina di Cutro, trasformata per un pomeriggio nella sede del Governo italiano, sarà ricordata come il giorno in cui è stato introdotto un nuovo reato: quello per morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina, con la relativa pena, in caso di morte di più persone, che sarà da 20 a 30 anni. E – come già detto – sarà un “reato universale”, cioè perseguito dall’Italia anche nel caso, per esempio, di un naufragio in acque internazionali.

Basterà a dissuadere i trafficanti di esseri umani? Servirà ad impedire a scafisti senza scrupoli di provocare altre stragi drammatiche come questa di Cutro?

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