Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 12 marzo
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
oggi, terza domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta una splendida pagina di Giovanni (Gv 4,5-42), densa di messaggi da leggere attraverso la pedagogia dei segni. Il Vangelo di Giovanni, difatti, ha due piani di lettura, una letterale, l’altro simbolica.
Oggi a Sicar, in Samaria, presso il pozzo di Giacobbe (profondo 32 metri) incontriamo Gesù e una donna samaritana nel pieno fulgore del mezzogiorno.
Gesù, affaticato dal viaggio che lo porta da Gerusalemme in Galilea, sosta ai bordi del pozzo, conosciuto con il nome di “Fonte di Giacobbe”, scavato da lui stesso, figlio di Isacco e di Rebecca, per sé e per i suoi figli, nei pressi della città di Sichem, dove si era insediato con la famiglia, dopo la riconciliazione con il fratello Esaù.
Gesù è solo, perché i suoi discepoli erano andati in città a comprare un po’ di viveri.
Giunge al pozzo, quasi di nascosto, una donna, nè giovane, né vecchia, con un’anfora per riempirla dell’acqua della fonte.
A lei, Gesù che non ha nulla per attingere al pozzo, chiede:” donna dammi da bere”.
Nasce un dialogo tra Gesù e la Samaritana, con grande meraviglia di quest’ultima, perché sa che un rabbi, che si intrattiene con una donna, ne perde in credibilità agli occhi della gente.
La donna, difatti, era ritenuta incapace di apprendere la Torà, non era ammessa a testimoniare in tribunale, veniva scaricata dal marito “per qualsiasi motivo” (scuola di Hillel di Gerusalemme).
Gesù, nel suo peregrinare, nell’incontro con le donne, si pone sempre dalla loro parte, perché conosce bene le sottili reti nelle quali gli uomini le imprigionano, sempre.
“Gesù amava tutte le donne perché aveva un cuore di donna” (Alda Merini).
Al pozzo di Sicar Gesù è Maestro, Messia e Salvatore.
Il Maestro.
Gesù è un maestro di vita. Non ripete il passato, ma apre sempre, nei muri dell’intolleranza e dell’ignoranza, feritoie di luce.
Crea sempre, nel processo educativo con le persone, desideri forti ed aperti a nuovi orizzonti.
Alla Samaritana, sua discepola del mezzogiorno, suscita il desiderio di avere quell’acqua che “una volta bevuta non si avrà più sete”. È l’acqua della grazia, della comunione, della dignità.
“Signore – dice la donna – dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua” (Gv 4,15).
Alla stessa donna che chiede luce sulla separazione tra Giudei e Samaritani, a motivo del Tempio, costruito sul monte Garizim in contrapposizione al tempio di Gerusalemme, Gesù le annunzia una religione nuova che unisce i popoli: “credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre… ma i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità (Gv4,21…23)
Oggi, tempo in cui in nome di Dio, in tante parti del mondo, si uccide per una ciocca di capelli che fuoriesce dal velo, si avvelenano ragazze, assetate di sapere, si usa la religione per fare carriera, quanto è vera la lezione di Gesù al pozzo di Sicar!
Oggi, tempo in cui le nostre scuole, le nostre comunità, le nostre associazioni, le nostre famiglie appaiono, spesso, stanche ed invecchiate precocemente, quanto ha da dire questo Gesù sempre suscitatore di desideri di nuovo e banditore di sogni infiniti!
Il Messia.
La Samaritana dinnanzi al giovane rabbi che legge la sua storia di abbandono (ripudiata da cinque mariti) e di un amore disordinato (l’uomo attuale non è suo marito) ha la certezza di trovarsi al cospetto di un profeta… forse del Messia stesso, atteso dalle genti.
Gesù scioglie subito il suo dubbio con una affermazione netta: “il Messia sono io che parlo con te”.
La donna, illuminata da tale dichiarazione, abbandonata l’anfora, di corsa si reca in città e racconta, di porta in porta, dell’incontro avuto al pozzo ed invita tutti ad unirsi a lei e vedere di persona. E così avviene e, tutti, dopo aver incontrato Gesù, dicono: “donna, non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo (Gv.4,42).
Miracolo di Gesù che, di una donna, emarginata dalla sua comunità, perché ripudiata dai suoi mariti e ritenuta impura, perché impantanata in un amore illecito, ne ha fatto la prima missionaria della sua identità divina!!!
Buona domenica con la gioia di sapere che Gesù ” non rovista nel passato, fra i cocci di una vita, ma cerca il bene, il frammento d’oro e lo mette in luce” (Ermes Ronchi).
Don Giuseppe Fiorillo