Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 7 maggio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
oggi, celebriamo la quinta domenica di Pasqua. Questa pagina di Giovanni (Gv.14,1-12) ci porta nel Cenacolo, dove Gesù celebra con i suoi discepoli l’ultima cena, la cena pasquale.
Gesù, dopo aver lavato i piedi ai presenti, compreso Giuda, dopo aver annunziato il tradimento da parte di uno dei Dodici (Gv 13,21-30), parla apertamente della sua partenza, ormai vicina, da questo mondo, generando grande sconforto, mitigato, tuttavia, da queste parole:
“non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio ed anche in me.Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Sennò vi avrei mai detto vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”(Gv. 14,1-3).
Questo monito “non sia turbato il vostro cuore”, oggi, è rivolto anche a noi.
Come non turbarci, Signore, dinanzi al fiume di sangue che scorre nelle terre degli uomini, in Ucraina, nel Sud Sudan e cinquanta altre pazzie chiamate guerre?
Come non turbarci, Signore, dinanzi a milioni di bambini che chiedono pane e non c’è nessuno che spezzi loro quel pane che, sulla terra, resta abbondante nei granai dei ricchi epuloni?
Come non turbarci, Signore, dinanzi alla tragedia di uomini, donne, vecchi, bambini che, fuggendo dalle loro terre, devastate, incontrano, nei deserti, nei lager della Libia, nei mari, la morte che violentemente spezza per sempre il loro sogno di una “terra promessa”?
Ci turbiamo sempre, Signore, ma la tua rivelazione che, dopo la tribulazione della vita, ci verrai a prendere e,ci darai, in dotazione eterna, un posto nel grande oceano di Luce del Padre, ci conforta assai.
Come ci conforta il tuo colloquiare con Tommaso che ti chiede: “Signore non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via? “E tu, come a Tommaso, rispondi anche a noi: “Io sono la via, la verità, la vita”.
La via è movimento che si oppone all’immobilismo; la via è entrare in comunione con le case degli uomini dove si soffre, si gioisce, si asciugano lacrime, si tende una mano per sollevare chi, incappato nei briganti, resta, insanguinato ai bordi delle nostre strade esistenziali.
La verità è scoprire il vero volto si Dio, dalle grandi braccia e dal cuore pieno di calore, il Dio “Abba” (papà), il Dio di Gesù Cristo, non il Dio dei filosofi.
Come ci conforta, Signore, la risposta data a Filippo che ti chiedeva: “mostraci il Padre”e Tu a rassicurarlo :”Filippo chi ha visto me, ha visto il Padre”.
La vita è il ripudio di tutte le pulsioni di morte che albergano nei nostri cuori di pietra in attesa di divenire, per grazia di Dio, pulsanti di vita piena.
Noi cristiani non abbiamo altra immagine di Dio che quella di Gesù Cristo.
Il nostro Dio ha il volto di Gesù con la sua misericordia, con la sua benevolenza.
È il volto di quel Gesù che, guarisce malati, accoglie i bambini, che si commuove e piange per la morte di Lazzaro, che cammina sulle strade della Palestina non per condannare, ma per confortare, sostenere ed indicarci sempre un “oltre” dove “non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate”(Apocalisse 21,4).
Buona domenica con l’invito dei due discepoli di Emmaus, la sera di Pasqua, al misterioso pellegrino, incontrato lungo la strada Gerusamme-Emmaus: “Resta con noi, Signore,perché si fa sera ed il giorno è ormai al tramonto”(Luca 24,29).
Don Giuseppe Fiorillo