Il leader di Forza Italia è morto stamattina. Una ricostruzione del personaggio anche attraverso ricordi ed esperienze personali
di Maurizio Bonanno
Silvio Berlusconi è morto stamane all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato da venerdì scorso per accertamenti legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da tempo. Il leader di Forza Italia, che aveva 86 anni, si è spento verso le 9.30, e poco dopo sono giunti al San Raffaele il fratello Paolo Berlusconi e i figli Marina, Eleonora, Barbara e Pier Silvio.
Chi fosse Silvio Berlusconi noi lo sapevamo. Lo sapevamo sin dagli anni ’80. Lo conoscevamo ed avevamo imparato ad apprezzare le sue doti di imprenditore, anche visionario, avanti nei tempi, capace di preconizzare il futuro ed attuarlo.
Chi fosse Silvio Berlusconi lo sapevano bene anche gli amanti del calcio, non solo i tifosi milanisti. Anche nel calcio aveva attuato quelle che erano e sono state le sue prerogative: essere avanti, rivoluzionare il mondo, fino a quel momento paludato e romantico, facendone un’attività imprenditoriale che si proiettava verso il futuro, quel futuro che altri ancora avevano nemmeno pensato, ma già arrivava palesandosi nella sua mente.
Chi fosse Silvio Berlusconi noi lo sapevamo, perché il nostro lavoro aveva nei suoi progetti un nostro modo di realizzarsi. Perché TeleSpazio era la voce calabrese del Gruppo Mediaset e noi, giornalisti di TeleSpazio, avevamo un rapporto diretto con le testate Mediaset: sapevamo che il nostro lavoro poteva essere parte di quella redazione.
Ovunque si presentasse, attivando le sue doti imprenditoriali, compiva una rivoluzione. Lo fu nella sua attività di imprenditore edile inventando intere città (Milano 2, tanto per cominciare), lo fu soprattutto nella comunicazione, nel mondo della televisione. Lo fu nel calcio, quando prendendo in mano una società allo sbando che arrancava tra serie A e serie B, la portò ad essere la squadra dei campioni; invincibile e bella, capace di giocare un calcio diverso, nuovo, moderno, rivoluzionario… da ammirare (e fu ammirato da tutti, anche da chi non era milanista).
Letteralmente inventò il metodo per trasmettere in ogni parte d’Italia anticipando le leggi e portando il Belpaese, arretrato anche in questo settore, nel futuro. Con le sue emittenti, creò la televisione commerciale, cambiò il paradigma dell’informazione, costrinse anche la compassata Rai a cambiare metodo e ritmo delle trasmissioni. Anche in questo caso, attuò una rivoluzione: da questo momento, la tv in Italia non fu più la stessa… diversi potranno essere i giudizi, positivi e/o negativi, ma è certo che tutto il Paese è cambiato attraverso le sue televisioni, costringendo tutti gli altri a reggere il passo, per non essere annientati dalla novità “rivoluzionaria” oramai avviata.
Ecco perché chi fosse Silvio Berlusconi noi lo sapevamo. Noi che facevamo giornalismo, giornalismo televisivo, giornalismo nelle televisioni private, commerciali.
Non pago di quante “rivoluzioni” già attuate, colse il momento storico del cambiamento epocale che si stava realizzando in Italia e decise di irrompere a modo suo pure in politica.
Anche in questo caso, i giudizi potranno essere vari e contrastanti: è stato amato e odiato, ammirato e condannato, esaltato e perseguitato, ma è certo che anche in politica abbia attuato una “rivoluzione”. Messosi alla testa degli “anticomunisti”, pose un argine alla crescita della sinistra non ancora completamente rivisitata dopo il crollo del “Muro di Berlino”, sdoganò la destra fino a quel momento confinata ai margini con l’accusa di post-fascismo, preconizzò la realizzazione – finalmente! – di un “partito liberale” di massa.
Un progetto dall’ambizione spropositata, che affascinò molti. Rotti gli schemi della “prima repubblica”, grazie alla sua intuizione di creare un novo partito, “Forza Italia”, fu di fatto il fondatore (o co-fondatore) della “seconda repubblica”. Il suo successo elettorale, immediato e forse imprevisto, se per lui fu “croce e delizia”, per gli italiani fu una porta aperta: intellettuali, politici, addirittura filosofi, economisti e sociologi, rimasti in sordina quasi confinati fino a quel momento, uscirono allo scoperto e si misero in gioco. Fu una boccata d’ossigeno – boccata d’ossigeno liberale e liberista – per l’intero panorama politico italiano!
Chi fosse Silvio Berlusconi anche io lo sapevo: l’ho saputo personalmente, per esperienza diretta.
Come giornalista, innanzitutto: giornalista di TeleSpazio, che, al servizio di Mediaset, mi ha offerto occasioni memorabili. Come dimenticare un mio servizio di apertura di un TG5 delle 13? un’altra occasione simile per aprire il Tg della notte di Rete4; ed altri servizi su Italia1, sul TGCom… e le quotidiane telefonate mattutine e con la redazione milanese per sapere se dalla Calabria potevano esserci servizi utili per i Tg nazionali del gruppo Mediaset.
Proprio come giornalista posso annoverare un’esperienza professionalmente appagante. Pur avendolo intervistato più volte, nelle diverse occasioni in cui venne in Calabria, toccò a me un’opportunità particolare: uno speciale, ovviamente per TeleSpazio, grazie al quale fui suo ospite a Roma nella sua sede di Palazzo Grazioli. Cordiale, gentile, si mise a disposizione della nostra troupe lasciando che fossi io a predisporre il sevizio, offrendomi una disponibilità così completa da essere imbarazzante pensando che l’interlocutore che avevo davanti era il creatore della “nuova televisione”. Un ricordo incancellabile, insieme a quel thè che mi offrì e che consumammo insieme nel suo studio con cordialità, quasi fossimo vecchi amici.
Chi fosse Silvio Berlusconi io lo sapevo, perché l’ho saputo anche in politica.
Quando tra dicembre 1993 e gennaio 1994 parte la costituzione dei Circoli di Forza Italia, il primo ad essere fondato in Calabria è a Catanzaro, auspice Tony Boemi ed il gruppo TeleSpazio. A me, giovani giornalista del gruppo conosciuto anche perché professavo idee liberali e liberaliste, toccò l’incarico – prestigioso e promettente – di esserne il Presidente, guidando l’avvio in Calabria di questa nuova formazione politica che nasceva il 28 gennaio1994. In questa veste, di Presidente del Circolo Calabria di Forza Italia, presi parte – il successivo 6 febbraio – alla prima Convention di Forza Italia potendo ascoltare in presa diretta, da posizione privilegiata, il primo discorso da leader politico di Silvio Berlusconi. Ed ancora, quando ebbi l’onore di svolgere le funzioni di assessore della mia amata città; certo, per volontà dell’indimenticato sindaco Alfredo D’Agostino, ma sempre e comunque come rappresentante di quell’area liberale e liberista (radicale) che aveva trovato voce e casa attraverso la scelta politica di Silvio Berlusconi.
Perché io c’ero, io c’ero quel 6 febbraio 1994 a Roma. Così come ero personalmente presente quella sera che, negli studi Rai di Porta a Porta, Silvio Berlusconi inventò il “Contratto con gli Italiani” apponendo in diretta, l’8 maggio 2001, la sua firma durante una performance televisiva anche questa divenuta mitica.
Chi fosse Silvio Berlusconi io lo sapevo, anche quando con le sue scelte ha deluso noi liberali, ci ha isolato (come dimenticare la splendida esperienza – personalmente splendida – dei “Riformatori Liberali”, che fu breve perché lui non volle crederci!), scegliendo altre strade politiche.
Ecco, chi fosse Silvio Berlusconi lo sapevamo, io lo sapevo: gli italiani tutti lo hanno saputo, indomiti avversari compresi, perché – piaccia o non piaccia – ha fatto la storia di questo nostro Paese. Ed oggi, con la sua dipartita, un pezzo di storia si perde.
E meno certo è il futuro politico non solo della destra italiana, di quel centrodestra da lui finora presidiato. Non solo…