Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 12 novembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i/,
con questa pagina del Vangelo di Matteo (Mat. 25,1-13) siamo nel Tempio di Gerusalemme. Gesù insegna, ancora, alle folle e ai suoi discepoli. Matteo raccoglie nel 25º capitolo tre parabole sulla preziosità della vita da affrontare con impegno e vigilanza, perché bisogna rendere conto al Signore che viene in un tempo ed una ora che non sappiamo. Ascoltiamo la prima parabola.
“Il Regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano sagge e cinque stolte; le stolte presero le loro lampade ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “ecco lo sposo! andategli incontro… Ora. mentre quelle andavano a comprare l’olio arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze e la porta fu chiusa”.
È questa una parabola nuziale. Gli ascoltatori avevano davanti agli occhi la cerimonia festosa alla quale avevano assistito tante volte: quella dei loro figli, degli amici e dei parenti. Anche Gesù chi sa quante volte avrà partecipato a questi eventi festosi! Il Vangelo di Giovanni (capitolo secondo) narra della presenza di Gesù alle nozze di Cana di Galilea dove, per la gioia degli sposi, trasforma l’acqua in un vino eccellente da meravigliare il maestro di tavola.
Secondo le usanze ebraiche, che variavano da regione a regione, al tramonto del sole, il fidanzato con parenti ed amici si recava, in processione, alla casa della sposa, la quale attendeva il suo arrivo in compagnia delle amiche della sua giovinezza. Giunta la comitiva dello sposo alla casa della sposa, si forma un unico gruppo che si mette in cammino, con le lampade accese, per raggiungere la casa dello sposo, dove viene celebrato il matrimonio con consumazione notturna del banchetto nuziale.
Nella parabola odierna lo sposo tardava a venire e le ragazze si addormentano e l’olio viene a mancare. A mezzanotte si leva un grido da qualcuno che è di guardia alla porta: “ecco lo sposo, andategli incontro”.
Le ragazze si svegliarono. Cinque (le sagge) hanno l’olio di riserva, le altre cinque (le stolte) mancano dell’olio necessario. Inizia da parte di queste ultime l’incubo della ricerca. Corsa nella notte per recuperare l’olio presso qualche negoziante amico e da svegliare. Nel frattempo arriva il corteo, prende la sposa con le ragazze che si uniscono ai ragazzi dello sposo e, con passi di danza, cori festosi, si dirige verso la casa dello sposo per celebrare e consumare il banchetto nuziale. Entrati tutti nella sala la porta viene chiusa. Le ragazze, andate alla ricerca dell’olio e arrivate in ritardo, restano fuori, escluse dalla festa.
A lettura finita della parabola ci domandiamo chi sono, oggi, gli stolti e chi sono i saggi? I saggi sono le persone che programmano il proprio futuro con previdenza e consapevolezza, mettendo in conto anche gli imprevisti (olio di riserva). La vita è un’avventura da affrontare con vigilanza, è una possibilità unica da non sprecare, in attesa dell’incontro finale con il Signore. Gesù ammonisce: “vegliate perché non sapete ne’ il giorno, ne’ l’ora”.
Gli stolti, invece, sono coloro che rimandano sempre tutto al domani, sciupando la brevità della vita in dissipazioni e frivolezze. Su loro incombe il monito: “in verità vi dico: non vi conosco”.
In questa parabola della vigilanza c’è una porta che si chiude. A me fa senso la porta che si chiude, lasciando fuori delle persone e, penso, anche a voi fa grande impressione la porta che si chiude.
Quante porte si chiudono nei paesi del nostro sud, perché gli anziani sono morti ed i giovani da tempo sono partiti… e sul limitare delle porte cresce l’erba.
E quante porte si chiudono nel sud del mondo per la follia dei potenti di turno, per le insensate guerre, per le siccità che avanzano, per le malattie, per le pesti che distruggono…
A noi l’umile compito di aprire, con piccoli gesti quotidiani, porte di comunione, di solidarietà, di accoglienza, all’insegna della poetessa statunitense Emily Dickinson: “Se io potrò impedire/ad un cuore di spezzarsi/ non avrò vissuto invano/.
Se allevierò il dolore di una vita/ o guarirò una pena/ o aiuterò un pettirosso caduto/ a rientrare nel nido/ non avrò vissuto invano”.
Buona domenica.
Don Giuseppe Fiorillo