Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 3 dicembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questa domenica inizia il tempo di Avvento. Avvento è una parola che significa avvicinarsi, stare vicino, desiderio di incontri, attesa di qualcosa, ma soprattutto, di Qualcuno.
In questo nuovo anno liturgico (anno B) ci accompagna, di domenica in domenica, col suo Vangelo delle meraviglie, l’Evangelista Marco, nostro compagno di viaggio, chiamato da Pietro “figlio mio”.
Marco è definito dagli esegeti “l’interprete di Pietro”, a motivo della sua vicinanza nei viaggi missionari in Oriente e a Roma.
Ora mettiamoci in ascolto del brano del Vangelo di questa prima domenica di Avvento che, oggi, viene proclamato in tutte le celebrazioni della liturgia cattolica:
“Gesù disse ai suoi discepoli: fate attenzione, vegliate perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Tutto quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate! (Marco 13,33-37).
Nel brano di questa prima domenica di Avvento ci sono due verbi che si intrecciano tra loro: vegliare e vigilare. Vegliare nel testo greco “agrupnein” significa stare svegli, non dormire; a questo verbo segue per ben tre volte il verbo “gregorein”, vigilare, stare di sentinella.
La prima considerazione è questa: vegliare non è fare qualcosa di particolare, ma stare nella vita, governare la casa, lasciata in custodia dall’uomo che se ne va lontano.
E l’uomo che se ne va lontano è Dio, che si fa da parte, si fida dell’uomo, gli affida il mondo, investendolo di una grande responsabilità.
All’uomo è affidata, quindi, la custodia del creato:” questa bella d’erbe famiglia e d’animali” (Ugo Foscolo). All’uomo è affidata “la terra perché la coltivasse e la custodisse” (Genesi 2,5).
Ora coltivare e custodire per noi significa VIGILARE, affinché la terra resti il giardino dell’Eden e non la discarica delle nostre malefatte, quali il degrado del territorio, l’avvelenamento di mari, terra, fiumi, aria… Vigilare, ancora, è prendere coscienza dell’andamento della storia che non sempre cammina secondo Giustizia e Verità, ma secondo schemi dettati dell’egoismo, dalla sete di profitto e dalla sopraffazione dei forti sui deboli.
– Prendere coscienza che la fame nel mondo mangia sempre più bambini: attualmente nel mondo 148 milioni di bambini sono affetti da malnutrizione acuta e, di questi, due milioni si trovano nel dimenticato Yemen.
– Prendere coscienza che il mondo è sempre più alla fame: in 43 paesi 735 milioni sono senza cibo… una fotografia cupa e desolante: nel 2017 il numero delle persone denutrite era di 572 milioni, nel 2022 il numero è di 735 milioni… e il numero va crescendo… e va crescendo, purtroppo, in maniera scandalosa, anche il fatturato delle fabbriche di morte! (la nostra Italia spende 105 milioni, al giorno, per spese militari!).
– Prendere coscienza che l’inquinamento climatico , le guerre i dissesti economici, i governi corrotti, spingono oggi circa 100 milioni di persone (stima dell’O.N.U) a vagare per il mondo in cerca di un pezzo di pane da condividere, un affetto da partecipare, un luogo dove sentirsi a casa. Guerre, pandemie, disastri climatici, emigrazioni… dinanzi a questa visione apocalittica ci viene spontaneo gridare con San Paolo: “chi ci libererà da questo corpo di morte?” (Romani 7, 24). Cristo Signore, e solo Lui, col suo messaggio di pace, grazia, fraternità, accoglienza, ci libererà.
E allora:
” Vieni di notte/,ma nel nostro cuore è sempre notte:/ e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni, figlio della Pace,/ noi ignoriamo cosa sia la Pace:/e, dunque, vieni sempre Signore.
Vieni a liberarci,/ noi siamo sempre più schiavi:/ e, dunque, vieni sempre Signore.
Noi siamo lontani, smarriti/ nè sappiamo chi siamo, cosa vogliamo”/ vieni, Signore, / vieni sempre Signore”. (Davide Maria Turoldo)
Buona domenica di Avvento.
Don Giuseppe Fiorillo